Covid-19 e didattica a distanza, la difficile sfida per gli alunni H

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Covid-19 e didattica a distanza, la difficile sfida per gli alunni H

Covid-19. Didattica a distanza. Disabilità e diritto allo studio. Lavoro di rete.

Esigenze educative e il nuovo coronavirus   

L’emergenza sanitaria mondiale ha cambiato la modalità di apprendimento, nonché d’insegnamento, negli istituti scolastici e formativi italiani. A seguito dei D.P.C.M. del 4 e 8 marzo 2020, la didattica a distanza è divenuta un mezzo fondamentale, non più eccezionale, per programmare e svolgere le lezioni grazie all’utilizzo di strumenti tecnologici. Specificatamente, la Regione Campania, in virtù del nuovo aumento dei contagi sul territorio, ha deciso di continuare ad adottarla ampiamente. Questo nuovo sistema didattico, però, si è rivelato essere non molto efficace, specialmente per quegli studenti che convivono con una disabilità. 

«La disabilità non è una coraggiosa lotta o “il coraggio di affrontare le avversità”. La disabilità è un'arte. È un modo ingegnoso di vivere»

Didattica a distanza, cosa si intende 

È di uso comune oggi utilizzare la sigla DaD (Didattica a Distanza) con la quale si indicano l’insieme di attività formative che è possibile svolgere senza la presenza fisica di docenti e alunni contemporaneamente nello stesso luogo. 

Il Ministero dell’Istruzione in una nota del 17 marzo 2020 definisce la DaD in questo modo: «Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, […], con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente…»1. 

La Didattica a Distanza anche se si fonda sul venir meno della modalità di apprendimento face to face tra insegnante e studente, non significa che interrompa il rapporto instaurato tra essi. Anzi, la relazione continua ad essere fondamentale affinché l’insegnante possa comprovare l’efficacia della DaD, degli strumenti utilizzati e capire poi cosa i ragazzi hanno interiorizzato rispetto a quanto appreso. 

Disabilità e DaD 

L’approccio alla Didattica a Distanza è stato difficile un po' per tutti, studenti, insegnanti, famiglie ma lo è stato ancora di più per coloro che vivono una disabilità. I tempi scolastici si sono dimezzati, i ritmi sono più faticosi per loro, le tante ore davanti al computer fanno bruciare un po' gli occhi, per non parlare delle soventi piattaforme virtuali poco funzionali o le connessioni internet lente che rendono impossibile fare lezione.  

I docenti di classe sono rammaricati di non poter dedicare gli stessi tempi e spazi che si dedicavano in presenza agli alunni con disabilità, perché la classe virtuale non lo consente. Gli insegnanti di sostegno, insieme alle famiglie, sono chiamati ad assolvere con un impegno maggiore il loro compito educativo, utilizzando pure i consueti strumenti compensativi e dispensativi, ma ci si scontra con una realtà virtuale che frequentemente non si confà alle esigenze di una persona che vive una disabilità. Ciò nonostante, l’impegno viene ripagato, spesso, dalla volontà e dalla voglia di raggiungere dei risultati da parte di questi ragazzi anche se costa fatica. 

La previsione normativa che consente la didattica in presenza per gli alunni H non viene presa in considerazione da molti istituti scolastici e dalle famiglie perché quello che manca a loro, più di tutto, è il senso di appartenenza e condivisione con i propri compagni di classe. Preferiscono, qualora sia possibile, seguire e intervenire durante la lezione virtuale con gli altri sebbene li stanchi più di loro. Tutto questo ovviamente va contro l’ottica dell’integrazione scolastica, sancita dalla legge 104 del 1992, legge che garantisce il diritto all’educazione e all’istruzione, per bambini portatori di disabilità, in ogni ordine e grado della scuola (estendendosi anche agli asili e alle Università). 

L’Assistente Sociale e il lavoro di rete 

La figura dell’assistente sociale interviene già nelle prime fasi di certificazione dell’invalidità, essendo uno dei membri che compongono la Commissione medico-legale. Il professionista stila all’interno dell’équipe multiprofessionale il profilo di funzionamento e, all’occorrenza, prende parte alla redazione del PEI un atto funzionale al percorso di inclusione a scuola dell’alunno con disabilità. Inoltre, questa figura sarà presente anche in altri ambiti di vita del ragazzo che vanno oltre la sfera scolastica. 

Nelle famiglie in cui vi è un figlio con una disabilità non così raramente troviamo una situazione di svantaggio socio-ambientale, quindi la DaD risulta difficile pure per via di altre situazioni circostanziali. A tal proposito, alcuni istituti scolastici, che hanno le disponibilità finanziarie per farlo, hanno messo a disposizione delle famiglie che ne necessitano (già a partire dal mese di marzo) dei computer portatili o dei tablet congiuntamente a una connessione internet. 

Il lavoro di rete è fondamentale. In questo caso affrontando il tema dell’esigenza formativa che, per il periodo storico, avviene non in presenza è importante che la scuola, i servizi sociali insieme a quelli sanitari si impegnino maggiormente per attuare un lavoro sinergico e fruttuoso per le famiglie e i ragazzi.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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