Infaticidio: il nuovo allarme sociale (parte I)

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Infaticidio: il nuovo allarme sociale (parte I)

Gravidanze e solitudine. Tre tipi di delitto: il neonaticidio, l’infanticidio e il figlicidio. Cause sociali ed economiche.

Le ragioni profonde 

Infanticidio! Sogno o son desto? È davvero possibile un tale atto? Accade veramente? Accade questo crimine inaudito […] Nessun essere umano in senno uccide la carne della propria carne”. È così che Johan Heinrich Pestalozzi (1779) apre la sua opera Sull’infanticidio (edizione italiana, 1999, 5). 

Nessun crimine come l’omicidio di un figlio da parte della propria madre lascia così inermi, non si riesce a dare una ragione; come può un atto d’amore trasformarsi in un atto opposto ed innaturale? 

La notizia di una madre che uccide il proprio figlio suscita sicuramente orrore, ma ci siamo mai fermati a domandarci per quale motivo succedono queste cose? Cosa sta passando in quel momento nella testa della madre? 

«La risposta penale si rivela del tutto insufficiente al reale contenimento del fenomeno dell’infanticidio e dell’abbandono dei minori»

La solitudine dietro gli omicidi 

Le motivazioni di tali infanticidi risiedono in gravidanze indesiderate, gravidanze a volte frutto di stupri e incesto, gravidanze tenute nascoste per questioni culturali e religiose (quindi per vergogna, per timore della condanna da parte del proprio gruppo sociale), o infanticidi scaturiti da depressione post partum, da disturbo della personalità o da malattia psichiatrica, come la schizofrenia o altre malattie mentali gravi.  

Le madri che compiono questi gesti sono spesso donne sole, abbandonate, povere. La grande maggioranza sono immigrate che lavorano in nero, per le quali un figlio potrebbe rappresentare la perdita del lavoro; clandestine intrappolate nel mondo della prostituzione; tossicodipendenti; donne con disturbi della personalità causati da una serie di motivi economici, sociali, psicologici.   

Spesso però questi omicidi, anche se in numero minore, avvengono in ambienti che potremmo definire sani; ragazze che conducono una vita apparentemente normale, ma che vivono la gravidanza come una colpa, una vergogna da tenere nascosta alla famiglia. 

L’infanticidio è una delle tematiche criminologiche maggiormente discusse in questo periodo. É una triste realtà che ritroviamo in molte religioni e dallo studio della storia e dell’antropologia sono emerse ulteriori conferme che è un fenomeno che si verifica dalla notte dei tempi.  

Di cosa parliamo

Cominciamo col dire che l’articolo 578 del codice penale categorizza in modo differente l’uccisione del figlio a seconda dell’età del piccolo. Ne derivano tre tipi di delitto: il neonaticidio, l’infanticidio e il figlicidio. Vedremo che dietro alle diverse tipologie esistono anche fenomeni diversi. 

In realtà l’uccisione di un figlio è imputabile come infanticidio solo se la vittima è un neonato, altrimenti si tratta di figlicidio. La legge impone una chiara distinzione tra i due reati, anche nelle motivazioni e nelle conseguenze penali: il primo è punito con la reclusione dai quattro ai dodici anni - secondo l’art. 578 c.p. –, mentre il secondo viene punito con l’ergastolo – art. 577 c.p. 

Se il diritto, come abbiamo visto, distingue l’“infanticidio” dal figlicidio, la criminologia differenzia tra il neonaticidio, che ricorre nell’immediatezza della nascita; l’infanticidio, che è l’uccisione del bimbo entro l’anno di età; e il figlicidio o libericidio, quando la vittima ha più di un anno. 

La complessità delle cause 

È evidente che la risposta penale si rivela del tutto insufficiente al reale contenimento del fenomeno dell’infanticidio e dell’abbandono dei minori, per la complessità delle cause che li sottendono. Uno dei problemi che è alla base di ogni statistica dell’infanticidio riguarda il fatto che è difficile venire a conoscenza degli infanticidi effettivamente commessi, perché solo una parte di essi vengono denunciati o scoperti. Sono circa 350 ogni anno i bambini abbandonati e ritrovati ancora in vita nel nostro Paese. Per tutti gli altri meno fortunati, gettati nei cassonetti o in altri luoghi e che non vengono salvati, non ci sono dati statistici.  

Sono sicuramente tragedie umane toccanti fatte di solitudine, paura, vergogna, smarrimento, situazioni personali inconfessabili ed inimmaginabili, causate soprattutto da: 

  • Condizione socioeconomica bassa: diversi studi rivelano una relazione tra il figlicidio materno e lo stress dovuto alla condizione economica (Haaoasalo, Petaja, 1999, cit. in Friedman e Horwitz, 2005). Spesso si tratta di madri che vivono in condizioni di isolamento sociale, economicamente svantaggiate, non hanno un lavoro e si occupano esclusivamente dei figli; 
  • Scarso sostegno parentale: sono madri single che vivono con genitori o altri parenti ma in un contesto di scarsa o assente comunicazione. Hanno ricevuto un’educazione rigida, improntata sugli ideali religiosi condivisi dalla famiglia (Green, Manohar, 1990, cit. in Craig, 2004). Secondo Resnick (1969), avere un figlio illegittimo è una delle ragioni principali per cui una donna nubile arriva a commettere un crimine così atroce come il neonaticidio. 
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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