📬 Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità? Iscriviti alla Newsletter!
Complimenti!
Siamo lieti della tua iscrizione alla nostra newsletter. A breve inizierai a ricevere i nostri aggiornamenti.
In segno di benvenuto desideriamo farti un dono prezioso. Se vuoi, puoi accedere gratuitamente ad uno dei nostri corsi FaD Metodologici da 2 crediti.
Visita il "Negozio", scegli il corso che ti interessa e segnalacelo inviando un sms al numero 380 749 3597.
In breve tempo ti ricontatteremo al numero dal quale ci avrai scritto e attiveremo il tuo accesso gratuito al corso. Cordiali saluti, dr.ssa Carmela Carotenuto (responsabile del tutoraggio del Centro Studi).
Inclusione e disabilità: la centralità dell'ambiente sociale
Il passaggio da un approccio individuale a quello collettivo. Educare alle relazioni: la costruzione di legami tra persone con e senza disabilità.
Disabilità e ambiente sociale
La percezione della disabilità, un fenomeno di rilevanza sociale, ha attraversato nel corso del tempo importanti cambiamenti, tra questi il passaggio da un approccio centrato sull’individuo aduno che considera il più ampio contesto sociale in cui egli è inserito.
Una definizione accurata di disabilità è stata data nel 2004 dall’O.M.S (Organizzazione Mondiale della Sanità), che l'ha descritta come: “La conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano le circostanze in cui esso vive”. [1]
Da quanto affermato, si evince l’importanza attribuita alla relazione tra la salute del singolo e l'ambiente circostante: quest’ultimo può essere infatti caratterizzato da risorse e opportunità (in termini di servizi pubblici o privati); da competenti; da denaro pubblico messo a disposizione per finanziare interventi volti a fronteggiare possibili e differenti disagi, ma anche da limiti o carenza di risorse che influenzeranno negativamente l’evolversi della disabilità.
<<La disabilità è negli occhi di chi la guarda>>
In continua evoluzione...
La disabilità non può essere considerata in modo statico. Essa, infatti, è in continua evoluzione: vi è la possibilità di poter superare deficit, di sviluppare determinate capacità attraverso interventi efficaci e precoci, fare progressi o, al contrario, in assenza di interventi mirati, di regredire. Un fattore importante per l'evoluzione è quello dell’integrazione sociale. A tal proposito, la Legge104/1992[2] poneva l’obbiettivo di facilitare l’integrazione delle persone con disabilità nei diversi contesti sociali. Tuttavia, è giusto porsi delle domande in merito: è davvero possibile parlare di una piena integrazione di queste persone?
Le persone con disabilità, nel corso del tempo, sono state protagoniste di fenomeni quali l’esclusione e l'emarginazione sociale; per anni e anni hanno vissuto in modo separato dal resto della società, stigmatizzate e discriminate. Fortunatamente, ad oggi, gli atteggiamenti fortemente discriminatori sono condannati con fermezza, nonostante siano ancora in voga alcuni atteggiamenti negativi, meno espliciti e quasi impercettibili, ma fortemente diffusi ed espressi, anche attraverso il linguaggio verbale.
I benefici dell'integrazione e dell'operato dell'assistente sociale
Essendo l'integrazione intesa come “un processo attraverso il quale gli individui diventano parte integrante del sistema sociale”[3], è importante che i disabili possano sentirsi parte attiva della comunità. Agire sul versante sociale, quale componente dello stato di salute complessivo, ha i suoi effetti positivi. Bisogna iniziare ad educare, fin da piccoli, all'inclusione, per evitare il rischio che si possano seguire modelli di riferimento sbagliati; bisogna educare i giovani agli approcci con persone con disabilità, spesso vissuti con ansia, per eliminare ogni distanza tra essi.
Gli Assistenti Sociali si occupano concretamente di favorire l’inclusione delle persone poste ai margini della società attraverso la predisposizione di servizi e interventi efficaci; la realizzazione di programmi e progetti di sensibilizzazione collettiva; la formazione della comunità educante, al fine di renderla capace di trasmettere ai più giovani valori e modelli appropriati da seguire; il sostegno ai servizi che si occupano di disabilità, prevalentemente enti del terzo settore; infine, promuovendo l’empowerment comunitario, cioè facendo sì che la comunità diventi capace di integrare in essa i soggetti più vulnerabili, con lo scopo di impedire nel presente e nel futuro che le persone con disabilità vengano abbandonate a loro stesse.
Ti andrebbe di scrivere un articolo per il nostro blog?
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale ([email protected])