Comunità educante e adolescenti fuori famiglia

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Comunità educante e adolescenti fuori famiglia

Promuovere legami contro la povertà di relazione. L'intervento di Tiziana Zannini al Convegno Nazionale del 27 gennaio 2022

Restituire gli spazi

Tiziana Zannini, Direttore generale dell’Ufficio II - Politiche per la Famiglia - del Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, è intervenuta al Convegno nazionale del 27 Gennaio 2022 ed ha approfondito la visione globale del progetto “Bond Building for Teens”. Nello specifico, è stato sottolineato quanto sia importante promuovere il benessere degli adolescenti con deprivazioni familiari attraverso la valorizzazione e la tessitura di legami extrafamiliari da affidare alla comunità locale. Centrale a tal proposito è la rete di intervento, che intende reagire alla desertificazione relazionale mediante un percorso di empowerment relazionale e solidale della comunità. Di seguito, alcuni estratti del suddetto intervento.

<<I patti territoriali ed educativi concorrono a far sì che tutti gli interventi siano una rete di sostegno e di contrasto alle forme di marginalizzazione e deprivazione sociale>>

Educare insieme

«Tale progetto, in linea con gli indirizzi verso i quali ci stiamo muovendo in varie circostanze, sviluppa tre temi molto cari al Dipartimento, ovvero: benessere dei bambini e dei ragazzi fuori famiglia, educazione formale e informale, comunità educante.

Perché è stato emanato l’avviso “Educare Insieme”? Il Dipartimento si è trovato a fronteggiare situazioni di difficoltà che hanno condizionato fortemente lo sviluppo cognitivo e culturale di bambini e bambine in fase di primo lockdown. Devo riconoscere che l’incisività che ha voluto imprimere la ministra Bonetti riguardo questo intervento, è stato quello di promuovere le azioni che vanno a sostenere l’educazione formale e informale, in quanto la necessità era di portare i bambini in luoghi non propriamente istituzionalizzati, come un parco giochi o il cortile di casa, dove poter stimolare, attraverso l’attività ludica, una crescita che era stata in qualche modo bloccata. [...] Gli stimoli alla crescita che un bambino ha o non ha nei primi anni di vita, sono essenziali nello sviluppo intellettuale e cognitivo dell’avvenire [...]».

«Su questo è nato "EDUCARE INSIEME": volevamo maggiormente intervenire sul benessere psicofisico con la promozione e il finanziamento di questi progetti, sugli apprendimenti e sullo sviluppo di bambini e adolescenti, soprattutto di coloro che sono in condizioni di svantaggio, vulnerabilità e situazioni di povertà. Uno dei concetti su cui abbiamo puntato è stato, inoltre, quello di richiedere interventi che valorizzassero il ruolo delle famiglie forti per l’accompagnamento non solo di bambini e adolescenti, ma anche di quei nuclei più esposti. La forza di questo progetto, di cui oggi siamo chiamati a raccogliere i primi risultati, è data dal fatto che nelle sue finalità riprende anche quelle azioni che la Commissione ci sta chiedendo di promuovere nell’ambito della garanzia infanzia.

L’Italia, unitamente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme a Unicef, è stato scelto come Paese per la sperimentazione di una serie di interventi che andassero verso l’affiancamento familiare. Ci ritroviamo sull’originalità di questo progetto esattamente nei termini richiamati dalla Commissione».

Quinto piano infanzia e adolescenza

L’anno scorso, come riferito dalla relatrice, l’Osservatorio per l’Infanzia e l’Adolescenza ha approvato il quinto Piano Infanzia e Adolescenza: «[...] Siamo chiamati tutti - nei vari livelli - a dover concorrere  alla sua attuazione. Le azioni del quinto Piano sono il frutto di un lavoro che ha coinvolto tutti i soggetti e gli enti partecipanti dell’Osservatorio, i vari livelli di governo territoriale ma anche le associazioni maggiormente rappresentative del terzo settore, soggetti privati tra i quali esperti, università e ricerche [...]».

«Il piano è strutturato in tre aree di intervento, ovvero: educazione, equità ed empowerment. Le stesse sono composte da quattro criteri generali e da azioni specifiche che si integrano con tutte le strategie internazionali ed europee. Nella prima area di intervento, “educazione”, sono individuati i seguenti obiettivi: garantire il diritto all’educazione ai bambini fin dalla nascita, sviluppando così il segmento 0-6; rilanciare la corresponsabilità tra scuole, studenti e famiglie con la quale questo progetto ha sviluppato un’azione forte, volta a promuovere la comunità educante attraverso un tavolo di lavoro permanente finalizzato a definire linee di indirizzo per i patti di corresponsabilità; consolidamento dell’insegnamento dell’educazione civica; definizione di un protocollo per l’utilizzo di spazi pubblici in orari extrascolastici».

Nella seconda area di intervento, “equità”, gli obiettivi generali sono quelli relativi a contrastare la maturità assoluta dei bambini e dei ragazzi; rafforzare le opportunità educative per favorire l’inclusione sociale, attraverso processi di digitalizzazione e realizzazione di progetti sperimentali per il contrasto alla povertà educativa; realizzare un sistema pubblico e integrato dei servizi per la cura e tutela della formazione, con un particolare focus su minori stranieri non accompagnati. Nell’area dell’equità troviamo interventi finalizzati a proteggere i bambini dai rischi di abusi e maltrattamenti. Per questo, gli interventi che devono essere realizzati richiedono il coinvolgimento di équipe multidisciplinari specializzate in centri pediatrici, ospedalieri regionali e in collegamento tra pronto soccorso pediatrico e famiglia.

La terza area di intervento è quella relativa all’empowerment e prevede una nuova forma di partecipazione dei ragazzi. Forte è il loro coinvolgimento durante tutto il processo. Per quanto riguarda i minorenni fuori famiglia, si contestualizzano interventi nell’ambito delle azioni che riguardano il sistema dei servizi per la cura, tutela e protezione che sono collocate, principalmente, nelle politiche per l’equità. Nello specifico: l’azione riguardante l’individuazione di criteri essenziali per la rete di inclusione sociale (es: presenza di un’équipe multidisciplinare formata con l’intento di garantire servizi di qualità in modo omogeneo); l’azione relativa all’istituzione di un tavolo di lavoro permanente sul sistema di protezione e inclusione sociale; l’azione relativa al monitoraggio dell’attuazione delle linee guida di indirizzo nazionale».

Alla ricerca degli elementi essenziali

«[…] L’Osservatorio ha approfondito il tema della valorizzazione del ruolo della comunità educante e delle reti di solidarietà territoriale, ponendosi l’obiettivo di sostenere la definizione e il consolidamento di questa comunità su tutto il territorio nazionale. Il sistema di rete di intervento, i patti territoriali ed educativi concorrono a far sì che tutti gli interventi siano una rete di sostegno ma, soprattutto, di contrasto a quelle forme di marginalizzazione, di deprivazione sociale e di desertificazione solidale che, purtroppo, impattano sulla crescita e inclusione di minorenni vulnerabili e fragili.

Il Piano, oltre che definire linee di indirizzo nazionali per l’individuazione degli elementi essenziali dei patti territoriali, prevede poi la disseminazione di linee guida per supportare la nascita di nuove comunità. Il Dipartimento, così come tutte le altre amministrazioni, nel suo ruolo di coordinamento, avrà il compito di stimolare e monitorare l’attuazione delle linee di azione importanti per il benessere dei ragazzi».

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