L’Assistente Sociale e l’intelligenza emotiva

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L’Assistente Sociale e l’intelligenza emotiva

Emozioni e impulsi ad agire. Mente razionale e mente emozionale. Memoria di lavoro e sofferenza emotiva. Empatia e compassione.

Quale deve essere il posto delle emozioni per l’Assistente Sociale?

Spesso si ritiene che i sentimenti vadano lasciati fuori dal luogo di lavoro, perché potrebbero compromettere il raggiungimento di determinati obiettivi. Ma è davvero così? In realtà i sentimenti contano almeno quanto la mente. Occorre però sviluppare una adeguata intelligenza emotiva, capace di coesistere con la mente razionale… questo avrebbe non pochi risvolti positivi sulla vita di ciascuno, sia lavorativa che personale.

«Abbiamo due menti, una che pensa l’altra che sente: la mente razionale e la mente emozionale. Queste due modalità della conoscenza e del “pensiero”, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale»

Le emozioni

Oggi le neuroscienze sostengono la necessità di prendere molto seriamente le emozioni. Le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire. La radice stessa della parola “emozione” è il verbo latino “moveo” (cioè “muovere”)  con l’aggiunta del prefisso “e-” (cioè “da-”). L’emozione è, dunque, un “movimento da”, per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Si tratta, a ben vedere, di dimensioni fondamentali della vita di ciascuno. Una concezione della natura umana e del lavoro che ignorasse il potere delle emozioni si dimostrerebbe assai limitata. Ogni emozione ci predispone all’azione in modo caratteristico e ci orienta in una certa direzione per superare le sfide che man mano affrontiamo. 

Le due menti: emozionale e razionale

Quando giunge il momento di assumere decisioni o di agire, i sentimenti contano almeno quanto il pensiero razionale e spesso anche di più. Tuttavia se le emozioni prendono il sopravvento, rischiamo di rimanere privi della necessaria razionalità.

Abbiamo due menti, una che pensa l’altra che sente: la mente razionale e la mente emozionale. Queste due modalità della conoscenza e del “pensiero”, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale. Nella maggior parte dei casi operano in grande armonia e le loro modalità di conoscenza, così diverse, si integrano reciprocamente per guidarci nella realtà.

La memoria di lavoro

Siamo consapevoli dell’impatto che una eccessiva attivazione emotiva può avere sulla lucidità mentale? Quando le emozioni sopraffanno la concentrazione, viene ridotta messa in crisi la cd. “memoria di lavoro”, ossia l’abilità di tenere a mente tutte le informazioni rilevanti per portare a termine ciò a cui ci stiamo dedicando.

Nella vita mentale, la memoria di lavoro è una funzione esecutiva di base, che rende possibili gli altri sforzi intellettuali. Una eccessiva attivazione emotiva, soprattutto se di sofferenza, mina l’efficienza della memoria di lavoro. In altri termini, non riusciamo più a pensare lucidamente.

Le emozioni, dunque, intralciano o potenziano le nostre capacità di pensare, di fare progetti, di risolvere problemi, di agire in vista di un obiettivo lontano, determinando il nostro insuccesso o successo nella vita. Tutti, ad esempio, percepiamo che, nella misura in cui le nostre azioni sono motivate da emozioni di entusiasmo e di piacere, sono proprio i sentimenti a spingerci verso la realizzazione.

Lavoro di testa o di cuore?

Immaginiamo quali benefici comporterebbe, ai fini del lavoro, l’essere ben dotati di competenze emozionali: avere la capacità di sentirci realizzati mentre lavoriamo, essere in sintonia con i sentimenti delle persone con le quali trattiamo, riuscire a gestire i diverbi in modo da non farli degenerare, etc.

A volte si teme sentimenti come l’empatia e la compassione impediscano di procedere verso gli obiettivi dell’organizzazione. Tuttavia non è difficile comprendere quali sarebbero le conseguenze per un gruppo di lavoro se uno dei suoi membri fosse incapace di evitare esplosioni di collera o non avesse sensibilità alcuna per ciò che provano le persone intorno a lui. La scommessa a cui tutti siamo chiamati è imparare a lavorare sia con la testa che con il cuore?



Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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