La sindrome del burnout: come si può gestire?

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La sindrome del burnout: come si può gestire?

Problema dell’individuo o dell’organizzazioni? Stress fisico e psicologico. Come intervenire: dignità al lavoratore e approccio organizzativo.

Perché e cosa possono fare le organizzazioni per combattere il burnout lavorativo?

Il burnout è una sindrome ormai sempre più presente nelle organizzazioni lavorative eppure ancora non è chiaro come deve essere trattata. Per le organizzazioni il problema del burnout è personale, ma questa prospettiva rende piuttosto inefficiente il trattamento della sindrome.

«Iniziamo col definire il burnout come un “fenomeno professionale” piuttosto che come un problema individuale»

Una malattia sottovalutata 

Il burnout è stato inserito nell’undicesima revisione della classificazione internazionale delle malattie da parte dell’O.M.S con la definizione di <<una sindrome concettualizzata come conseguenza dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo>>.

Pur non essendo classificato come malattia, il burnout è un fattore che influenza lo stato di salute delle persone ed il loro contatto con i servizi sanitari. Nonostante il suo riconoscimento come problema presente sul luogo di lavoro, il burnout è lievemente considerato e spesso minimizzato da parte delle organizzazioni.

Perché le organizzazioni decidono di non intervenire?

Probabilmente ciò che maggiormente influenza questo atteggiamento non interventista delle organizzazioni nel trattamento del burnout è l’adozione, da parte delle stesse, di una prospettiva individualista del problema: si ritiene che il burnout sia un problema dell’individuo causato da difetti o debolezze personali. L’attenzione diretta solo sulla persona implica una gestione degli elementi che creano lo stesso rivolta al solo cambiamento dell’individuo.

Tale lettura del problema deresponsabilizza l’organizzazione ad attivarsi per risolvere un problema individuale. Il lavoratore è considerato incapace di prendersi cura di sè stesso. Dunque lo si “aiuta” attraverso workshop o corsi che rafforzino le sue capacità di coping. Modificare la persona piuttosto che la situazione appare alle organizzazioni più semplice ed economico.

A quale prezzo?

Definire il burnout come un problema individuale significa trasmettere al lavoratore un messaggio molto demoralizzante: è come se lo si “incolpasse” di non essere in grado di rispondere alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative.

Assenze, congedi per malattie, risarcimenti, ricerca di nuovi impieghi, truffe, contributi per le spese sanitarie a seguito di un collasso fisico e mentale, perdite causate da errori da un lavoro scarsamente efficace e poco creativo sono solo alcune delle conseguenze, con un importante impatto in termini economici, per l’organizzazione che gestisce il burnout in modo superficiale poichè si concentra sul singolo individuo piuttosto che sulle proprie condizioni organizzativo-ambientali.

Come si può intervenire in maniera efficace?

Iniziamo col definire il burnout come un “fenomeno professionale” piuttosto che come un problema individuale. In linea con la proposta delll’O.M.S. il burnout è <<una conseguenza dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo>>. E‘ il lavoro la fonte più pericolosa dello stress e per tale ragione le tecniche di gestione dello stress devono avere l’obiettivo di modificare non tanto la persona quanto piuttosto l’organizzazione del lavoro. 

Trattando il burnout secondo un approccio organizzativo attraverso dunque una gestione aziendale dello stress che valuti preliminarmente e approfonditamente le condizioni lavorative e classifichi poi degli interventi di gestione del rischio stress in termini di prevenzione primaria, secondaria e terziaria si garantirà un personale sano e produttivo nel tempo ed il benessere dell’azienda.

L’obiettivo ultimo dell’organizzazione dovrà essere quello di migliorare l’interazione tra il funzionamento di un contesto organizzativo e la salute e la dignità del lavoratore. Solo questo potrà accrescere tanto la produttività quanto la qualità della vita lavorativa del dipendente.

 

 

Note: 

-Francesco Bacchini, Burnout lavorativo. Perché l'azienda deve combatterlo e prevenirlo, Ipsoa Quotidiano, 20 luglio 2019.

- Christina Maslach, Leiter Michael P., Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, Erickson, 2000, Cap. IV.


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