Affidamento familiare di neonati: una chance per rispondere al suo bisogno di attaccamento (PARTE II)

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Affidamento familiare di neonati: una chance per rispondere al suo bisogno di attaccamento (PARTE II)

Intervento temporaneo, efficacia relazionale e legami privilegiati. Conseguenza: separazione o continuità esperenziale.

Come gestire la temporaneità dell’intervento

L’affidamento familiare di neonati è un intervento temporaneo in cui, tuttavia, il tempo assume valenze indubbiamente preventive: bisogna affidare tempestivamente e per un periodo breve trattandosi di un periodo di vita, quello relativo ai primissimi anni, che incide significativamente e, a volte, irrimediabilmente sulla vita futura.

Sul piano affettivo-relazionale non bisogna solo focalizzarsi su quanto tempo il neonato debba permanere in stato di affido, ma bisogna anche interrogarsi su quale tempo garantire affinchè si tratti di un tempo con un efficacia relazionale.

Utilizzando un approccio teorico-operativo il tempo dovrebbe avere quale finalità prioritaria quella di individuare, entro il termine improrogabile di due anni, gli adulti definitivamente disponibili e capaci di prendersi cura del neonato per garantirgli la possibilità di costruire legami privilegiati e senso di appartenenza, evitandogli così di crescere nella precarietà delle relazioni.

«Intervenire con un progetto di affido significa tutelare il diritto del neonato ad un buon attaccamento»

La complessità dell’evento separativo

La decisione di affidare un neonato comporta la preoccupante conseguenza di esporlo ad una “storia di separazioni”: inizialmente egli viene separato dalla sua famiglia d'origine per crescere temporaneamente all'interno di una famiglia affidataria. Successivamente, superato il temporaneo periodo di affido, egli viene nuovamente separato, questa volta dalla famiglia affidataria per ritornare dalla sua famiglia originaria o, in caso di dichiarazione di adottabilità, per essere accolto da una futura famiglia adottiva.

La separazione non è un evento immune al benessere del bambino, anzi è particolarmente complicata per un neonato, poiché prima del compimento del terzo anno di età il suo bisogno di attaccamento è improrogabile ed inoltre la separazione fisica dalla sua figura di attaccamento può provocare forti reazioni emotive con probabili conseguenze dannose per il suo benessere psicofisico.

E’ possibile, grazie alla recente legge n. 175/2015, mantenere vivo, al termine dell’affido, il legame del neonato con la famiglia affidataria, diventata per lui il principale legame di attaccamento, per aiutare il bambino a superare, in primis, la discontinuità temporale ed il disorientamento spaziale che implica l’allontanamento da un contesto familiare ad un’altro e per aiutarlo a sperimentare che ci si può separare senza necessariamente perdere ciò che è stato acquisito nel passato, garantendogli dunque una continuità esperienziale.

 

 

Note 

Autorità Garante per l’Infanzia e L’adolescenza, La continuità degli affetti nell’affidamento familiare - documento di studio e di proposta, Roma, 21 Dicembre 2017.

Bowlby John, L’attaccamento alla madre, Attaccamento e perdita,  Bollati Boringhieri, 1963, Vol. 1, 2.

Cassibba Rosalinda, Cavanna Donatella, Bastianoni Paola, Chistolini Marco, L’affidamento familiare tra teoria e realta: opportunita, incongruenze e contraddizioni, in Il Mulino - Rivistaweb, 2018.

Greco Ondina, Comelli Ivana, Iafrate Raffaella, Nelle braccia di un figlio non tuo - operatori e famiglie nell’affidamento di neonati, Franco Angeli, 2010.

 

 


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