Mobbing e Assistenti sociali: gli aspetti psicologici e le diverse fasi

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Mobbing e Assistenti sociali: gli aspetti psicologici e le diverse fasi

Chi sono gli Assistenti Sociali vittime di mobbing? Reazioni di diverso genere. L’auto-colpevolizzazione e l’isolamento del mobizzato. I diversi tempi del mobbing.

Alle radici del Mobbing 

Non è possibile evidenziare tutte le cause secondo cui una persona è più propensa rispetto ad un’altra ad essere vittima del mobbing. In linea di massima potremmo dire che si tratta di un soggetto che in qualche modo appare “diverso” e per questo più a rischio di essere mobbizzato. Ma quand’è che si parla propriamente di mobbing? Il mobbing si crea nel momento in cui il soggetto percepisce che qualcosa è cambiato, ma ci sono due fasi che preannunciano il vero e proprio tempo del mobbing. 

«Nelle situazioni di crisi, in genere, gli uomini presentano reazioni diverse da quelle delle donne»

Chi sono le vittime del mobbing? 

È difficile stilare una casistica completa delle vittime del mobbing. Non è, infatti, possibile individuare previamente le persone più esposte ad essere mobbizzate. La vittima potrebbe essere chiunque. 

Tuttavia possiamo affermare che ci sono situazioni in cui è più probabile venire mobbizzati. Pensiamo ad una persona in qualche modo diversa dagli altri: una donna in un ufficio di uomini o viceversa, una persona più qualificata, più giovane, più brava nel lavoro, oppure il classico caso della persona nuova, magari assunta da subito come capufficio. 

Una costante in tutti i casi è che la vittima del mobbing ha investito molto nel proprio lavoro, vi ha dedicato la propria energia, ha sempre creduto nell’azienda e nei colleghi. Il mobbing si crea nel momento in cui il soggetto percepisce che qualcosa è cambiato. 

Reazioni di genere diverso

Nelle situazioni di crisi, in genere, gli uomini presentano reazioni diverse da quelle delle donne, per fattori riconducibili al loro patrimonio biologico. Una donna in crisi reagisce aumentando la sua attività rispetto all’uomo che, al contrario, tende a diminuirla. 

I dati infatti mostrano che la donna in situazioni critiche tende a parlare più in fretta e a fare più gesti e movimenti: si comporta quindi più nervosamente e tende a essere più attiva sul lavoro. L’uomo invece tende a reagire in modo opposto: in crisi diminuisce notevolmente la sua attività, tende a limitarsi nei rapporti interpersonali e nello svolgimento del suo lavoro. Tuttavia, ai fini del mobbing stesso, va notato che nessuna delle due reazioni ottiene un risultato.

Gli aspetti psicologici del mobbing 

Dal punto di vista psicologico, il primo meccanismo a scattare nella mente della vittima è l’auto-colpevolizzazione. Per un certo periodo di tempo egli vive nella convinzione di meritare ciò che gli sta accadendo, perché probabilmente non ha svolto a dovere quel determinato compito, quindi ricerca la causa di tutto ciò contro sé stesso. 

Il tratto tipico del mobbizzato è l’isolamento. La solitudine che si crea intorno alla vittima è anche interiore: la persona pensa di essere l’unica a vivere tale condizione, ritiene che nessuno riuscirà a capirlo né a sostenerlo. Ecco quindi la chiusura nel silenzio, con conseguenze anche all’interno delle relazioni familiari e amicali.

Fasi del mobbing 

All’inizio la vittima vive in uno stato di attesa, detto tempo di allerta. Fase in cui il soggetto tenta di carpire qualche messaggio che possa chiarirgli i motivi dell’accaduto; ha un’ottica più guardinga nei confronti dei colleghi. 

Alla fase di allerta segue quella definita anestesia reattiva. La vittima è immobile, non ha reazioni, subisce senza rispondere agli attacchi, non riconosce più il proprio ambiente di lavoro, ma nemmeno se stesso (depersonalizzazione). 

Infine si definisce tempo del mobbing la fase in cui la vittima, ormai consapevole del proprio condizione, si attiva al fine di ricercare le prove delle aggressioni. È il momento in cui la persona decidere di intentare azioni legali verso gli aggressori (chi sono gli aggressori?), l’azienda o gli altri colleghi… Questi ultimi possono spesso diventare Side-mobber, cioè complici dell’aggressore. Il loro atteggiamento da “spettatori”, passivo, per paura o per solidarietà, alimenta tali situazioni di disagio.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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