Guida per Aspiranti Famiglie Affidatarie – Lezione 2

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Guida per Aspiranti Famiglie Affidatarie – Lezione 2

Guida per Aspiranti Famiglie Affidatarie – Lezione 2

Argomento

Guida per Aspiranti Famiglie

Trama

Nella prima lezione della “Guida per Aspiranti Famiglie Affidatarie”, elaborata con lo scopo di offrire 101 risposte alle domande più frequenti riguardanti l’accoglienza temporanea di bambini e ragazzi, sono state illustrate sia le norme che disciplinano l’affidamento familiare che i soggetti istituzionali che ne decidono la realizzazione.

In questa seconda lezione, invece, sono illustrate otto domande e risposte che, nel dettaglio, spiegano cos’è l’affidamento familiare e chiariscono il tipo di relazione e di legame che gli affidatari sono chiamati ad instaurare con i bambini e con i ragazzi temporaneamente accolti; legami integrativi, che non vanno a sostituire quelli che questi ultimi hanno con la propria famiglia.

Ecco, di seguito, le domande:

 

Qual è la principale differenza tra Affidamento Familiare e Adozione?

Entrambi gli istituti sono disciplinati dalla medesima legge, la n°184 del 1983. L’affidamento familiare è un intervento integrativo che punta a dare al minorenne una famiglia in più, che non sostituisce quella di origine.

L’adozione, invece, è un intervento sostitutivo e consiste nel dare al bambino una nuova famiglia: quella d’origine esce completamente di scena.

Entrambi sono importanti, ma completamente diversi.

 

Il ruolo chiesto agli affidatari è come “fare gli zii”?

Ebbene sì, il ruolo degli affidatari è paragonabile a quello di uno zio che ospita il nipotino, per un certo periodo di tempo, assicurandogli le cure necessarie. Sarà suo compito favorire il rapporto tra il minore accolto e la famiglia di origine.

 

Gli affidatari possono farsi chiamare “mamma” e “papà”?

Il ruolo integrativo, e non sostitutivo, cui gli affidatari sono chiamati non si concilia con il farsi chiamare “mamma” e “papà”, salvo casi eccezionali.

 

Perché per un bambino l’esperienza dell’affidamento può essere di importanza decisiva?

Quando un bambino sperimenta nella sua famiglia carenze importanti, crea nel suo animo profonde fragilità che possono tradursi in importanti difficoltà con se stessi, con gli altri e con la vita in generale. Questo mette in crisi sia il suo presente, vissuto con sofferenza, che il suo futuro: può essere minacciata la capacità di diventare autonomo e di vivere relazioni sane, si possono sviluppare in futuro difficoltà a metter su famiglia, di divenire un adulto responsabile. La presenza nella sua vita di una famiglia in più, capace di dare risposte ai suoi bisogni, può permettere una graduale ristrutturazione positiva della sua interiorità, una sorta di seconda chance.

Perché si dice che l’affidamento è un dono per sempre?

La ristrutturazione positiva dell’interiorità dei bambini viene favorita dall’affidamento familiare, è un processo di rigenerazione interna che ha effetti duraturi nel tempo. Quando un ragazzo sperimenta i benefici di un legame nutritivo, questa positività non viene meno se la relazione di convivenza con gli affidatari si conclude: è duratura, va oltre, il bambino diventerà un uomo migliore anche grazie al loro contributo, positivo e indelebile.

 

Quando l’affidamento familiare si conclude, finiscono i rapporti?

Durante un convegno di alcuni anni fa sull’affido familiare, è stato detto: “L’affido non separa”. Questo slogan sottolinea che quando l’affido familiare si conclude, se il percorso è stato ben pensato ed attuato, la relazione tra il minorenne e gli affidatari non si interrompe, piuttosto si modifica...ma resta viva.

A rinforzo di questo prosieguo di rapporti, nel 2015, la legge sull’affidamento familiare è stata aggiornata con l’inserimento di un esplicito diritto alla continuità degli affetti. Essa prevede che, per il bene del bambino e del ragazzo, non devono venir meno le relazioni significative sorte durante l’affidamento; la stessa attribuisce ai Servizi Sociali territoriali il compito di progettare e accompagnare questa fase. Ovviamente, nei casi in cui questa relazione non rispondesse agli interessi del minorenni (es: conflittualità), i contatti non continueranno. Sono situazioni che vengono valutate attentamente

Alla conclusione dell’affidamento, il minorenne dove va?

Quando un affido si conclude, la destinazione più frequente è il rientro in famiglia, che avviene in 1/3 dei casi. Altre destinazioni sono: casa famiglia - servizio residenziale (15% dei casi), adozione (13%), in un’altra famiglia affidataria (10%), accompagnamento alla vita autonoma per i ragazzi più grandi (5%).

Se il bambino va in adozione presso un’altra famiglia, posso continuare a vederlo?

Quando un minorenne viene adottato da un’altra famiglia, diviene loro figlio e quindi, a tutti gli effetti, spetterà ai suoi genitori - nell’interesse del bambino - decidere se e come dare prosieguo alla relazione con gli affidatari che l’hanno accolto in precedenza. Le situazioni vanno valutate caso per caso.

 

Se durante l’ascolto e la lettura di queste domande e risposte vi son sorti dubbi o curiosità, o siete interessati a partecipare ad uno dei corsi di formazione per aspiranti affidatari o a mettervi in gioco nell’accoglienza temporanea di un bambino o un ragazzo, non esitate a contattare i nostri esperti telefonando al numero verde 800-661592 o scrivendo all’indirizzo mail campagna_volontari@progettofamiglia.org

Tipo

Autore/Editore Video

Federazione Progetto Famiglia

Durata

14.10

URL d'Origine

https://m.youtube.com/watch?v=J0Bi9fv_xK8&list=PLeJYKW7rxuGLvSfJwP--iEOYq3N-9s46n&index=2&ab_channel=ProgettoFamigliaCentroStudi

Lingua

Italiano

Sottotitoli

Giudizio

Valutazione Complessiva:
5
/5
Qualità nella trattazione del Tema:
5
/5
Efficacia Comunicativa:
5
/5
Qualità tecnica del Video:
5
/5
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