Assistenti sociali e supervisione professionale

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Assistenti sociali e supervisione professionale

Assistenti sociali e supervisione professionale

Argomento

Supervisione professionale, Benessere Emotivo

Trama

In questo video la dott.ssa Elena Giudice, assistente sociale libera professionista, discute sul tema della supervisione professionale; essa si occupa di formazione e supervisione dei professionisti. Il tema della supervisione è usato senza riguardo dagli assistenti sociali; mentre i professionisti sono concordi a finanziare da soli le attività di formazione; la supervisione è invece trattata come un elemento professionale che si pretende sia organizzato e finanziato dall’ente, come se fosse un dovere di quest’ultimo.

La supervisione è un dovere professionale dell’assistente sociale nei confronti di sé stesso come professionista e nei confronti dell’utente. Essa fa parte della formazione continua e permette di accedere ai crediti formativi e deontologici.  È difficile per i professionisti accedere alla supervisione rispetto alla formazione perché questa è stata storicamente offerta dagli enti non dando spazio alla libera scelta della supervisione, valutando così l’adeguatezza. La supervisione, più della formazione, richiede di mettersi in gioco: di parlare di sé stessi, dei casi seguiti e delle emozioni provate nel lavoro svolto. La supervisione non è utile, ma è necessaria, per diversi motivi: permette di far conoscere al professionista la propria sfera del sé, di offrire un intervento che rispetti i diritti dell’altro e le sue emozioni, infine, permette di lavorare sul senso, ovvero non sul “cosa” ma sul “perché”, supportando la messa in discussione del professionista come persona. Nel servizio sociale, i supervisori dovrebbero essere assistenti sociali, perché per quanto uno psicoterapeuta o altro professionista sia competente, non sarà mai in grado di restituirci la complessità e la multidisciplinarità dell’assistente sociale, permettendo di vedere la situazione con le “lenti” adeguate. Molti supervisori basano l’attività solo sulla loro esperienza, senza utilizzare teorie guida; queste ed i metodi mancano, anche se utili per accompagnare i soggetti e guidarli nella partecipazione agli incontri in cui ognuno diventare supervisore, portando il proprio sapere e condividendolo con il gruppo. La supervisione è necessaria per qualsiasi professionista, in qualunque ambito si lavori; è tanto più necessaria quanto più il professionista ha potere nell’attività che svolge, per evitare abuso di potere.  Per i liberi professionisti, esclusi dalla possibilità di confronto con gli altri, questo strumento è ancor più essenziale per poter agire in maniera giusta con il cliente. La supervisione individuale ha il vantaggio di poter lavorare maggiormente sul transfert e contro-transfert, ma per la nostra professione, che si occupa in maniera globale delle persone e delle reti, la supervisione di gruppo è stimolante, soprattutto se vi sono professionisti che si occupano di aree di intervento differenti. Ogni forma di supervisione ha vantaggi e svantaggi, il focus dovrebbe essere quello di accedere a modalità di supervisioni stimolanti.

Ci sono 5 modi per accedere alla supervisione:

  • l’ente avvia la supervisione finanziandola e riconoscendo i crediti formativi;
  • l’ente riconosce le ore di supervisione, non finanziandola;
  • i professionisti in modo autonome decidono di trovare un supervisore;
  • accedere a gruppi di supervisione creati da un supervisore, pagando la propria quota;
  • fare supervisione individuale.

In ultimo la dott.ssa Giudice supporta la supervisione pur se di questa non ve ne è adeguata richiesta. 

Tipo

Podcast - Intervista

Autore/Editore Video

Web Radio SOS. Servizi sociali Online

Durata

40:17

URL d'Origine

https://youtu.be/7TqZPmySU4A

Lingua

Italiano

Sottotitoli

Nessuno

Giudizio

Valutazione Complessiva:
4
/5
Qualità nella trattazione del Tema:
4
/5
Efficacia Comunicativa:
4
/5
Qualità tecnica del Video:
4
/5
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