Violenza intrafamiliare: proteggere le vittime e lavorare con gli autori di reato.

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Violenza intrafamiliare: proteggere le vittime e lavorare con gli autori di reato.

Vittime e autori di violenza. Primo servizio pubblico e utenza esclusivamente maschile.

Riflettendo  

Il fenomeno della violenza intrafamiliare è drammaticamente al centro di numerosi dibattiti, interventi, iniziative, normative, che cercano di comprenderne la molteplicità. Di recente durante un ciclo di seminari sulla violenza assistita, presso il Corso di Laurea Triennale in Servizio Sociale del Dipartimento di Scienze Politiche della Università Federico II, si è riflettuto sul ruolo dell’autore o degli autori di tale violenza.  

«La “banalità del male” si nutre delle tante apparenti normalità di vite deluse, frustrate, sconfitte» 

Vittime e autori di violenza 

Mentre la gran parte delle riflessioni e degli interventi era focalizzata sul come prevenire, evitare l’escalation, mettere in sicurezza le vittime, poco emergeva sulla figura di chi agiva tali comportamenti: ci si è soffermati sulla particolarità di questa apparente poca rilevanza, che riduceva ai margini, le persone che nel tempo, percorrendo un piano inclinato di atti violenti, scompone in maniera così distruttiva e profondamente la struttura familiare. 

Premettendo la convinzione che le risorse destinate a curare e sostenere chi è stato oggetto di violenza, ancora nella fase attuale, sono insufficienti e andrebbero sicuramente integrate, ancora più residuali sono le risorse per lavorare sugli autori di violenza. 

Le vittime della violenza in famiglia sono prevalentemente donne, mogli e conviventi, e minori ma in che modo si lavora sulle figure maschili autori di violenze, in che modo si cerca di evitare che una volta messe in sicurezza le vittime, non ci siano reiterazione di tali comportamenti. 

Primo servizio pubblico  

In Italia si inizia a parlare di programmi per maltrattanti a partire dalla fine degli anni ’90, con diverse iniziative volte all’ascolto degli autori di detti reati, in varie città: Firenze, Torino, Milano. 

Le iniziative si sono basate sul lavoro di realtà del Terzo Settore o di singoli professionisti, come Marina Valcarenghi psicoanalista, che dal 1994 svolge attività di trattamento per gli autori di violenza presso una sezione del carcere di Milano-Opera, fino alla inaugurazione del primo servizio pubblico nel 2011 della ASL Emilia Romagna. 

Questo primo servizio pubblico suggerisce, per la prima volta, come sia possibile che strutture orientate ad una utenza esclusivamente maschile, possano costituirsi come veri servizi territoriali, così come i consultori familiari o i servizi per le dipendenze patologiche. 

Le conseguenze 

A partire da questa prima esperienza si sono moltiplicati i centri per la presa in carico dei maltrattanti, sostenuti da istituzioni pubbliche o da enti privati, con le finalità di intervenire con urgenza nel contenimento dei comportamenti violenti agiti, senza trascurare le vittime. 

Una presenza diffusa di questi “luoghi dedicati” aiuterebbe anche a rompere una visione di questi comportamenti come atti di persone fortemente disturbate, atti che non appartengono alle “normali” famiglie: ricostruire il percorso, che trasforma nel tempo partner e padri affidabili e amorevoli in uomini violenti si rende necessario. 

Non solo per impedire la reiterazione dei comportamenti, ma per aiutare cambiamenti nei rapporti uomini-donne, fortemente sbilanciati a favore dei primi, che troppo spesso si sentono “proprietari” di compagne e figli, negandone i diritti come persone. 

La “banalità del male” si nutre delle tante apparenti normalità di vite deluse, frustrate, sconfitte come tante, ma soprattutto invisibili a sguardi fin troppo pigri, nel cogliere qualunque segnale di allarme sia da parte delle persone più vicine che dalle istituzioni. 

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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