Violenza sulle donne in Italia al tempo del Covid-19

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Violenza sulle donne in Italia al tempo del Covid-19

Violenza di genere: incremento del rischio durante il lockdown. Aggravamento e trasversalità della violenza in ambito domestico.

Incremento del rischio di violenza

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Corona Virus ha determinato in Italia, secondo i dati forniti dall’Istat, un incremento del rischio di violenza sulle donne soprattutto in ambito domestico. Inoltre le disposizioni normative hanno reso più complesse le azioni di intervento a tutela delle donne. Nonostante tutto, i Centri Antiviolenza hanno attivato e implementato servizi online e telefonici al fine di agevolare gli accessi.

«I casi emersi durante la quarantena hanno confermato la caratteristica trasversalità della violenza, in quanto il fenomeno colpisce tutte le fasce di età e tutti i livelli sociali»

Perché le richieste di aiuto sono aumentate?

La violenza sulle donne durante il lockdown ha registrato un aumento delle richieste di aiuto pari al 73% rispetto ai dati rilevati nel 2019 dal numero verde nazionale messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità del Governo italiano. Sono state infatti 5.031 le telefonate valide pervenute al numero 1522.

Tale incremento è attribuibile sia alle difficoltà dovute alla quarantena che ha inasprito ulteriormente le situazioni di violenza domestica sia all’aumento delle campagne di sensibilizzazione che hanno fatto sentire le donne meno sole.

Cosa spinge una donna a chiamare?

Le denunce per maltrattamenti in famiglia, tra marzo e  maggio, sono diminuite di oltre il 43% mentre quelle per omicidi di donne di circa 33%, ciò è stato determinato sia dalla difficoltà di mobilità e di circolazione  sia dalle paure e dalle preoccupazioni delle vittime sulle possibili reazioni del partner.

Le chiamate registrate dai centri antiviolenza sono state motivate nella maggior parte dei casi da una richiesta di aiuto per violenza subita, mentre circa il 28% dei casi anche per avere informazioni sui servizi offerti o nel 17% per manifestare altre situazioni di disagio diverse dalla violenza.

Durante il lockdown, nel 60,6% dei casi le chiamate sono arrivate tra le ore 9 e le ore 17; e solo il 17,5% durante la notte e la mattina presto, secondo i dati analizzati dall’Istat e nella maggior parte le donne hanno dichiarato una violenza fisica e psicologica principalmente in ambito domestico.

Cosa emerge durante il colloquio telefonico

Nel colloquio telefonico, il 45,3% delle vittime dichiara di aver paura per la propria incolumità e una percentuale molto alta, il 72,8% non ha denunciato subito il reato. Nel 93,4% dei casi la violenza si è consumata tra le mura domestiche da parte del proprio coniuge o partner e nel 64,1% le donne hanno riportato, nella telefonata, anche casi di violenza assistita da parte dei figli.

Chi viene colpito?

I casi emersi durante la quarantena hanno confermato la caratteristica trasversalità della violenza, in quanto il fenomeno colpisce tutte le fasce di età e tutti i livelli sociali.

In particolare, hanno richiesto aiuto donne tra i 30 e 50 anni, coniugate e con un titolo di studio medio alto. Circa il 40% risulta svolgere un’attività lavorativa e solo il 27% ha dichiarato di essere disoccupata e in cerca di lavoro.

La difficoltà economica delineata durante la pandemia e la limitazione della libertà personale ha però inciso profondamente sulle dinamiche familiari determinando un aggravamento di una situazione già pregressa di violenza, con un aumento della violenza fisica, psicologica e verbale.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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