Tra le realtà del terzo settore: la casa famiglia (parte II)

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Tra le realtà del terzo settore: la casa famiglia (parte II)

Multidimensionalità dei bisogni, numerosi professionisti e diverse attività. Autonomia delle regioni e contributo del comune.

Équipe multiprofessionale e multidimensionalità dei bisogni 

Le case famiglia presentano una forma strutturale complessa, specie quando sono situate in grandi comunità come quelle a carattere religioso. I minori collocati al loro interno vengono seguiti da numerosi professionisti, alcuni stabilmente presenti all’interno della struttura, mentre altri presenti in base ai bisogni manifestati tramite una segnalazione dei gestori. 

Si parla appunto di un équipe multiprofessionale che è definita in quanto tale proprio perché composta da più soggetti di diversa professione1. Ma perché c’è bisogno di un’equipe tanto variegata? Il motivo sta nella multidimensionalità dei bisogni manifestati dai soggetti collocati all’interno della struttura. Si parla di bisogni educativi, amministrativi, formativi, assistenziali, terapeutici, psicologici, scolastici e organizzativi. 

Proprio per questo troviamo all’interno di tali strutture assistenti sociali, educatori, dirigenti, presenti in pianta stabile. Altri professionisti che possono essere presenti in struttura, anche non stabilmente, quali: neuropsichiatri, psicologi, operatori per i compiti scolastici pomeridiani o per i progetti professionali, mediatori familiari o anche staff di vario genere per promozione di attività diverse a carattere sportivo, ludico, teatrale. 

«Il terzo settore è una realtà, che può dare e che sta dando un enorme supporto organizzativo al servizio sociale»

Il presente che rilancia il futuro: il recupero socio-educativo 

Tutti i soggetti presenti in struttura vengono non solo seguiti dall'equipe multiprofessionale precedentemente citata, ma inseriti in numerosi progetti di sport, cultura, lavoro o di svago. Infatti le case famiglia sono strutture che come spesso accade per le realtà del terzo settore, cercano di utilizzare la rete territoriale per promuovere iniziative a carattere sociale, culturale, scolastico, sportivo e lavorativo. 

L’obiettivo è quello di dare un nuovo futuro ai ragazzi/e presenti in struttura, che partecipando a tali iniziative, riescono a sfruttare il proprio passato per ridisegnare il proprio domani, utilizzando come base il presente che li circonda e li supporta. Il lavoro di rete adoperato riesce a coinvolgere spesso numerosi protagonisti sul territorio, anche tramite l’ausilio del servizio sociale territoriale. 

Strutture di questo tipo sono fondamentali per poter ridare gioia, speranza e formazione a tutti coloro che non hanno potuto averle, ma allo stesso tempo ridare anche speranza alle eventuali famiglie che hanno perso momentaneamente i loro figli, avviando percorsi di recupero e mediazione tramite gli educatori e gli assistenti sociali.2 

L’aspetto economico e i numeri a livello nazionale 

La riforma del titolo V della costituzione ha comportato un’attribuzione di una parziale autonomia alle regioni per quanto concerne numerosi aspetti gestionali degli enti del terzo settore a finalità solidaristiche e sociali3.  

Essi ricevono in media per ogni soggetto collocato in struttura dai settanta ai centoventi euro al giorno per le comunità educative, mentre cifre leggermente inferiori sono erogate per le comunità familiari4. Esse corrispondono ad un contributo di spesa erogato dal singolo comune di appartenenza. 

Ma quali sono i numeri recenti per quanto concerne le case famiglia? Troviamo sul territorio nazionale Italiano diversi aspetti: un maggior numero di soggetti maschili collocati in suddette strutture, una bassa percentuale di bambini tra gli zero e i due anni (circa il 7%) e inoltre troviamo un aumento dei collocamenti di circa diecimila unità tra il 2014 e il 2017, in costante aggiornamento (habitante.it).  

Attualmente sono presenti sul territorio circa 4000 unità di questa tipologia di strutture, come segnalato dal ministero del lavoro e dal quaderno della ricerca sociale numero 42 (http://www.retisolidali.it/wp-content/uploads/2019/08/Quaderno-della-ricerca-sociale-n.42.pdf) .  

Per concludere questa breve riflessione e ricerca, è opportuno fare una considerazione. Il terzo settore è una realtà, che può dare e che sta dando un enorme supporto organizzativo al servizio sociale e in generis, alla rete territoriale. L’augurio è quello di un suo congruo sviluppo e di una sua sempre maggiore integrazione con il pubblico, in nome della solidarietà e del lavoro sociale, accanto ai più deboli. 

 

Fonti 

  1. Nuovo dizionario di servizio sociale, Annamaria Campanini, Carocci 
  1. CASE FAMIGLIA. COSA SONO E COSA FANNO: FACCIAMO CHIAREZZA (retisolidali.it) 
  1. Linee guida e procedure di servizio sociale. Maria Luisa Raineri e Francesca Corradini, Erickson 
  1. CASE FAMIGLIA. COSA SONO E COSA FANNO: FACCIAMO CHIAREZZA (retisolidali.it) e (habitante.it) 

 


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