La rieducazione della pena come diritto fondamentale del condannato (parte III)

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La rieducazione della pena come diritto fondamentale del condannato (parte III)

Percorsi educativi individualizzati, alternativi, obbligatori e preventivi. Criminalità: normalità. Problemi economici ed eredità familiare.

Giovinezza e criminalità

Sono molti i minori che vengono condannati dal sistema penale per reati più o meno gravi, per questo, i trattamenti rieducativi sono necessari, quasi obbligatori. Le cause che spingono i minori ad entrare nei circuiti criminali sono molteplici. Arginare il problema criminalità non è sicuramente facile. La cultura criminale è ben radicata in alcuni territori, in particolare nel sud Italia, dove l’attività criminale è un’eredità da tramandare.

«Nella maggior parte dei casi, nei quartieri a rischio, la commissione di reati da parte di minori rappresenta la normalità»

Il servizio sociale come opportunità per il minore

Anche nell’ambito minorile, il Servizio sociale si dimostra fondamentale nella tutela dei minori in quanto offre interventi di tipo psico-socioeducativo-assistenziale che fanno riferimento al d.P.R. 488\88.

L’intervento mira alla costruzione di percorsi educativi individualizzati e alternativi a quelli penali. Le indagini e le valutazioni sono svolte dall’assistente sociale e dalla psicologa che considerano maggiormente l’ambiente familiare in cui il minore vive.

Conoscere il contesto socio-familiare del minore indagato è un passo avanti per comprendere il perché di quel determinato reato. Guardare e conoscere il luogo in cui, quelli che si definiscono minori a rischio vivono, permette di costruire lentamente, una relazione che permetterà di procedere poi con il processo educativo previsto e la valutazione della personalità.

Una “normalità” da contrastare

Nella maggior parte dei casi, nei quartieri a rischio, la commissione di reati da parte di minori rappresenta la normalità.

Sappiamo che, un assistente sociale, così come ogni altro operatore, deve astenersi da giudizio. Ciò rappresenta uno dei più grandi errori che si possa fare guardando un minore che ha commesso un reato, perché molto spesso, il minore tende ad emulare le scelte di vita dei componenti familiari o del quartiere in qui vive.

Crescere in contesto sociale in cui delinquere è la normalità, una pratica presente all’interno della famiglia, parte integrante della quotidianità, la strada più facile da percorrere renderà più difficile al minore sottrarsi a scelte scorrette.

Conoscere le cause per arginare il problema

Tra le cause più comuni, è probabilmente comprensibile considerare i bisogni di tipo economico e situazioni familiari problematiche. Sono molti i giovani che intraprendono la strada della criminalità per arginare i problemi economici molto spesso presenti in famiglia e che pesano sulle spalle di tutti i componenti. Non avendo punti saldi e adulti a cui fare riferimento è naturale che sin dalla giovane età si possa percorrere la strada meno corretta.

Su iniziativa della IV Commissione è stata approvata una risoluzione in materia di tutela dei minori nell’ambito della criminalità organizzata attutati in particolar modo in alcuni Tribunali del sud. È emersa infatti, l’esigenza e la consapevolezza di adottare provvedimenti che facciano l’interesse del minore inserito in contesti complicati e non idonei.

La funzione di prevenzione e recupero dei minori si attua nel momento in cui, come già affermato, si interviene nel contesto sociale di provenienza proprio perché è il contesto a determinare nel percorso di crescita il coinvolgimento del minore.


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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