Legami nutrienti: una scommessa per la prevenzione del mal-trattamento (parte II)

Home
/
Blog AffidoBlog Social Work
/
Legami nutrienti: una scommessa per la prevenzione del mal-trattamento (parte II)

Home Visiting e lavoro di rete: co-progettazione. Tutela dell’operatore: équipe, formazione e supervisione.

Hv e lavoro di équipe 

Il progetto di hv deve essere elaborato in un’équipe integrata, tenendo conto dell’apporto di tutte le professionalità coinvolte nella valutazione con un coinvolgimento formale e sostanziale dei genitori. Il processo di co-progettazione consente di definire obiettivi realistici da raggiungere in considerazione dei vincoli e delle risorse ed è sostenuto da un monitoraggio costante per affrontare le criticità. 

Il lavoro di rete più ampio serve a stanare le risorse e renderle effettivamente fruibili, favorendo l’impegno dei diversi attori nel processo di sostegno alla genitorialità e di prevenzione del mal-trattamento. Ad esempio, è molto importante che – quando necessario, e lo è spesso – dopo una valutazione possa esservi un lavoro di psicoterapia che permetta agli adulti sofferenti di elaborare i traumi infantili che destabilizzano e complicano il loro compito genitoriale. La casa diventa il setting principale dell’intervento5, non estemporaneo come nella visita domiciliare del medico o dell’assistente sociale. L’immersione fisica integrale con i cinque sensi dentro la casa è la peculiarità.6  

L’intervento è molteplice e si esprime non solo con un affiancamento, ma anche con un’osservazione partecipe, per cogliere i progressi; un sostegno, per fronteggiare le difficoltà; una condivisione dell’accudimento, per proporre modalità diverse di allevare i figli sul piano materiale, affettivo, relazionale; un orientamento, quando la madre chiede un parere; una mediazione relazionale, nelle tensioni e conflitti con i figli, nella coppia, con le famiglie d’origine, con i servizi; e, soprattutto, un rinforzo dell’autostima, delle risorse nascoste, della progettualità delle madri. La relazione è impostata nella linea di una continua negoziazione, coinvolgimento e co-costruzione alleggerendo il senso di vigilanza e costrizione che può essere avvertito nella fase iniziale. 

«L’hv è un metodo efficace se vi è centralità dell’investimento nella risorsa umana»  

Pro e contro 

Il rinforzo dei fattori protettivi di carattere individuale, relazionale e sociale è il punto di partenza ed anche l’ossatura dell’hv all’interno di un’idea di prevenzione che connette l’attenzione ai bambini con il supporto agli adulti vulnerabili, il lavoro sul legame tra genitori e figli, in particolare la diade madre-bambino ed anche la relazione di coppia quando esistente, lo sviluppo di un sistema di relazioni più ampie di supporto secondo il proverbio “Ci vuole tutto un villaggio per crescere un figlio”. 

Tra i  diversi nodi critici si sottolineano una richiesta non del tutto spontanea. E perchè le  famiglie cui viene proposto l’intervento entrano in contatto con il servizio non per loro autonoma scelta, ma attraverso una segnalazione dei servizi socio sanitari; e per l’assenza di una reale offerta di rete che non permette di lavorare sulla complessità dei piani (sociale, educativo, clinico, sanitario, ecc.)  

Condizioni di tutela dell’operatore 

L’hv è un metodo efficace se vi è centralità dell’investimento nella risorsa umana. I rischi cui l’operatore si espone sono numerosi sul piano personale-professionale e dell’intervento, al centro di identificazioni multiple e contraddittorie7 tra la sola tutela dei diritti del minore, uno sbilanciamento collusivo con il genitore vulnerabile, l’invischiamento con il nucleo, nascondendolo dal contesto esterno dei servizi.  

Le condizioni per la tutela dell’operatore e della sua funzione sono tre:  

  • l’équipe: di fronte alla fatica che l’ineludibile vicinanza della domiciliarità comporta per l’operatore, un supporto essenziale è dato dall'esistenza di un gruppo di lavoro in cui poter condividere il proprio vissuto professionale.  
  • la supervisione: aiuta il singolo operatore e l’équipe al contenimento ed elaborazione dei vissuti emotivi emersi nella relazione con e nelle famiglie e ad evidenziare i nodi critici venuti a galla sul piano operativo.  
  • la formazione: in modo complementare alla supervisione, è orientata a sostenere gli operatori nella funzione di analisi dei bisogni soggettivi e nell’elaborazione di un quadro più ampio delle richieste nonché nella funzione di connessione e nella gestione delle criticità nell’integrazione, affrontando le frustrazioni e le difficoltà che il lavoro di cura e tutela produce.   

 

 


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
Scrivi un Messaggio
Accetto la Privacy Policy
L'invio del tuo messaggio è andato a buon fine.

Siamo lieti che tu ci abbia scritto! A breve il messaggio sarà visionato dallo Staff del Centro Studi. Ti risponderemo quanto prima.

Cordiali saluti, la Tutor del Centro Studi, dr.ssa Carmela Carotenuto.
Oops! Qualcosa è andato storto!