Lavoro sociale di comunità e percorsi di consapevolezza

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Lavoro sociale di comunità e percorsi di consapevolezza

Lavoro dell’assistente sociale: progetto di aiuto, azioni di comprensione, contesti sociali e relazioni positive, esperienza di prossimità, connessione emotiva condivisa.

Benessere complessivo

Nella nuova visione antropologica indicata da Rogers, ciò che emerge fortemente è il concetto di vita in-relazione: noi viviamo solo se siamo “esseri nel mondo”, “esseri in relazione”; per questo il rapporto con l’altro produce un benessere nel contesto sociale e nella vita delle persone che possiamo definire complessivo.

«La conoscenza delle persone all’interno dei contesti di prossimità è incentrata sulla condivisione di bisogni e di gioie definiti canalizzatori relazionali in quanto determinano una connessione intensa tra gli individui»

Le relazioni come spazio di ricchezza

Le relazioni rappresentano una risorsa fondamentale per l’individuo. All’interno di esse la persona acquisisce la propria identità e scopre il senso della sua esistenza. Ognuno di noi, infatti, nasce e cresce all’interno di un contesto relazionale, prima nella famiglia e poi nella comunità più ampia.

Laddove le relazioni umane sono carenti la persona vivrà un sentimento di solitudine che intrappolerà il soggetto nelle sue problematiche; diversa sarà la situazione se avrà la possibilità di rivolgersi ad un conoscente, un amico o un vicino in una situazione di difficoltà. Sapere di poter contare su persone con cui condividere il peso di un disagio, aumenta la fiducia nei confronti dell’altro favorendo relazioni positive e nutrienti.

Il Servizio sociale si pone come obiettivo quello di conoscere, attraverso azioni di comprensione, il contesto sociale in cui la persona vive ed è inserita. Queste azioni hanno una valenza operativa in quanto ci permettono di individuare in maniera circoscritta dove intendiamo agire. Il reticolo relazionale del soggetto può essere paragonato metaforicamente all’immagine di una rete; per arricchirlo occorre iniziare da chi è già in relazione cioè famiglia, condominio, scuola, associazionismo etc.

Che cosa sono i contesti di prossimità?

L’azione di potenziare le relazioni presuppone che la persona si inserisca all’interno di contesti che permettono una possibilità di incontro vis a vis, ovvero spazi in cui i soggetti interagiscono e fanno esperienza di prossimità in senso fisico. Facciamo riferimento a realtà come: il condominio, il quartiere, la scuola, l’università, il proprio luogo di lavoro, le parrocchie, le caserme, gli ospedali, le grandi aziende etc., dove i diversi soggetti si uniscono in base ad interessi in comune o meno.

Questi luoghi legano anche persone che vivono la stessa difficoltà; un esempio lo possiamo ritrovare nei gruppi self-help (di auto-mutuo-aiuto). È importante precisare che la vicinanza di cui parliamo non è solamente fisica ma comprende anche una dimensione interiore e psicologica. La conoscenza delle persone all’interno dei contesti di prossimità è incentrata sulla condivisione di bisogni e di gioie definiti canalizzatori relazionali in quanto determinano una connessione intensa tra gli individui.

La CONSAPEVOLEZZA dell’essere CON

In questa riflessione ci aiutano i concetti di comunità e di senso di appartenenza. Di seguito cerchiamo di approfondire quest’ultimo concetto:

Secondo McMillan e Chavis i tre ingredienti che contribuiscono alla formazione del sentimento di appartenenza alla comunità sono: i confini (che distinguono coloro che sono in-group e out-group. Questi aumentano la percezione di sicurezza sul piano emotivo e materiale); un sistema di simboli (usi e costumi, valori e credenze condivise che favoriscono lo sviluppo di rappresentazioni sociali collettive) e l’impegno personale (coinvolgimento effettivo dei singoli membri della comunità).

Weber affermava che la comunità è caratterizzata da relazioni comunitarie dove i membri “praticano” e “sentono” la relazione. Con l’espressione sentire la relazione intendiamo che le persone soggettivamente, percepiscono e sperimentano un reciproco sentimento di fiducia, l’uno nei confronti dell’altro. Questo determina anche una connessione emotiva condivisa, che fa sentire empaticamente uniti i membri della relazione e della comunità. L’unione scaturisce prevalentemente dall’aver condiviso momenti importanti della propria storia personale.

Possiamo concludere citando le parole di Annah Arendt: «il singolo nel suo isolamento non è mai libero e la libertà (…) si crea soltanto dove si radunano molte persone e può sussistere soltanto finché esse rimangono insieme»[1].

 

Editing dell’articolo a cura di Ester Ciarrocchi


Note:

[1] H. Arendt, Was ist Politik? Aus dem Nachlass, hrsg. von U. Ludz, Piper, München 1993; tr. it. di M. Bistolfi, Che cos’è la politica?, Edizioni di Comunità, Milano 1995, pp. 76-78. 

Bibliografia:

-Marco Giordano, Nuovi Cortili. Lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità: indicazioni per il lavoro sociale, Punto Famiglia, 2017.



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