Commissione per l’innovazione del Sistema Penitenziario. Parte I

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Commissione per l’innovazione del Sistema Penitenziario. Parte I

Sistema penitenziario e quotidianità: nuove proposte per il miglioramento delle condizioni detentive. Le modifiche della Commissione all’art. 29 (Programma individualizzato di trattamento) e all’art. 40 (Autorità competente a deliberare le sanzioni).

Istituzione carceraria e tutela dei diritti  

Il Ministro della Giustizia, con il D.M 13 Settembre 2021, ha istituito la Commissione per l’innovazione del Sistema Penitenziario, avente come Presidente il Professor Marco Ruotolo. Essa ha svolto i propri lavori nel periodo che intercorre tra il mese di Ottobre e Dicembre 2021. Gli obiettivi dell’azione della Commissione, stabiliti dal decreto istitutivo, sono l’individuazione dei principali problemi che interessano il sistema dell’esecuzione penale e la formulazione di proposte concrete utili a risolvere, o almeno ad attenuare, le criticità presenti.

Come affermato dal Ministro competente, il mandato ha il fine di provare a correggere e superare «Quella disattenzione con cui per anni si è lasciato che peggiorassero le condizioni di chi si trova in carcere e di chi in carcere ogni giorno lavora». Il resoconto finale dei lavori svolti dalla suindicata Commissione è datato 17 dicembre 2021.

<<Le Istituzioni hanno il dovere di garantire condizioni che permettano […] di operare in modo sereno ed efficace, in un contesto che assicuri il rispetto dei diritti non solo di chi è recluso>>

 

Nuove azioni, nuovi obiettivi

La Commissione ha, di fatto, individuato gli interventi ritenuti indispensabili per il miglioramento della qualità della vita, sia delle persone recluse, che di coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari, proponendo delle modifiche da apportare alle disposizioni del Regolamento di esecuzione, di cui al D.P.R. 20 giugno 2020 n. 230, e sviluppando proposte per l’emanazione di direttive e circolari amministrative utili al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Vi sono poi delle indicazioni di intervento sulla normativa primaria, benché minimali, dirette a rimuovere alcuni degli ostacoli che maggiormente incidono sullo svolgimento della complessa quotidianità penitenziaria, indirizzandola verso modalità e forme il più possibile aderenti e conformi ai dettami costituzionali e agli standard internazionali.

Ambiente di lavoro e recupero sociale  

In precedenza, sono riportati i “Presupposti culturali del lavoro della Commissione”, assunti come lente interpretativa per valutare la qualità di vita nelle strutture penitenziarie. Nel ragionare sui parametri da utilizzare, la Commissione afferma di aver ritenuto necessario e imprescindibile considerare e ricomprendere anche la qualità della vita di chi, a diverso titolo, opera nelle istituzioni carcerarie per il raggiungimento delle finalità istituzionali indicate dalle disposizioni nazionali e sovranazionali.

Il personale – si dice – ha diritto di lavorare in un ambiente decoroso e le Istituzioni hanno il dovere di garantire condizioni che permettano alle professionalità presenti negli Istituti di operare in modo sereno ed efficace, in un contesto che assicuri il rispetto dei diritti non solo di chi è recluso, ma anche di coloro che sono chiamati a svolgere un compito delicatissimo: accompagnare il condannato nel percorso di reinserimento e di ricostruzione del legame sociale interrotto.

Sicurezza e trattamento: la centralità del Servizio Sociale

Il tema della conciliabilità tra sicurezza e trattamento è stato un altro fondamentale punto oggetto di riflessione, con riferimento anche alle diverse professionalità e alle competenze, sia di coloro che operano esclusivamente all’interno degli istituti penitenziari, sia di coloro che appartengono a istituzioni esterne: al terzo settore oppure all’ambito del volontariato.

Parte della discussione ha riguardato i funzionari di Servizio Sociale, figure atte a garantire un ruolo di raccordo e di facilitazione tra carcere e mondo libero, con il compito di sollecitare e promuovere ogni possibile e utile collegamento con l’esterno, anche allo scopo di sostenere i legami del detenuto con la famiglia ed i rapporti dei ristretti e della stessa istituzione carceraria con i servizi locali, il mondo del lavoro e del volontariato. 

 

 

 


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