Genitori e figli: come recuperare il rapporto tra abusante e abusato? (Parte I)

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Genitori e figli: come recuperare il rapporto tra abusante e abusato? (Parte I)

Assistenti Sociali e psicologi a confronto: intervista alla psicologa e psicoterapeuta Priori Cristina.

Abusante e abusato

In questo spazio di confronto parleremo di un fenomeno in costante crescita, che necessita di maggiori risposte e approfondimento. Ci riferiamo a situazioni di violenza sessuale e di abuso nei confronti di minori all’interno delle mura domestiche e in particolare alla possibilità di recuperare il rapporto tra genitore abusante e minore abusato. Quando la violenza si consuma in ambito familiare, infatti, nelle vittime si sviluppa il timore di perdere le figure di riferimento; per questa ragione sono stati condotti diversi studi che hanno focalizzato l’attenzione sugli effetti che l’abuso sessuale e il maltrattamento intra-familiare producono sulle vittime (sia a breve sia a lungo termine) e su come l’aver subito tali soprusi in tenera età interagisca sullo sviluppo psico-affettivo della vittima, influenzandola, una volta divenuta adulta e lei stessa genitore, sulla sua capacità di mettere in atto delle misure protettive nei confronti della prole.

« … Affermando che per un determinato comportamento ci sia sempre una determinata conseguenza significherebbe semplificare l’essere umano»

INTERVISTA:

-Alla luce della sua esperienza professionale, quali segnali comportamentali può manifestare un minore abusato?

Non è una domanda facile perché non si può dare una definizione ad una tematica così complessa e delicata ma nel mio piccolo e in base alla mia esperienza posso dire che, dipende dal tipo di persona e dalla storia. Le violenze possono essere disparate: maltrattamento, violenza assistita, abuso sessuale… anche una violenza di carattere assistita potrebbe incidere enormemente sul bambino.

Se una persona è adulta e strutturata a livello personologico potrebbe avere delle reazioni diversificate rispetto ad un bambino piccolo che è indifeso e che reagirà anche in base al tipo di attaccamento che ha sviluppato (prevalentemente i bambini abusati hanno un tipo di attaccamento insicuro e disorganizzato). La persona adulta potrebbe far leva su delle risorse che già ha e sui cui conta. 

Occorre fare una dovuta distinzione: se parliamo di un contesto violento intra-familiare o peri-famigliare le dinamiche possono essere differenti. Su questo versante bisogna essere molto delicati ma possiamo dire che il bambino potrebbe manifestare disturbi del sonno, irrequietezza, disturbi della condotta, potrebbe completamente chiudersi, perdere la consapevolezza di sé, sviluppare un’identità dissociativa, disturbi dell’umore, bipolarismo, promiscuità sessuale, identificazione nel proprio carnefice, potrebbe verificarsi il fenomeno della trasmissione intergenerazionale della condotta violenta ecc… Queste sono delle sfumature che però non è detto che accadano sempre perché dipende dal tipo di attività che il bambino mette in atto; ci sono anche dei bambini che reagiscono.  

Io mi soffermerei nel dire che si verificano maggiormente fenomeni di destrutturazione (delle volte tutto ciò che ruota intorno al trauma stesso il bambino lo dimentica o può avere delle amnesie totali). La competenza dello psicologo riguarda prevalentemente i disagi e i danni alla struttura personologica. Possiamo affermare che le reattività del bambino possono essere le più disparate!

- Possiamo affermare che il comportamento violento sia frutto di traumi infantili subiti, quindi secondo lei, è vero che il bambino abusato diventerà realmente un adulto abusante?

Io non penso che si manifesti questo meccanismo in ogni situazione anche in ragione del fatto che l’essere umano è un’entità complessa e affermando che per un determinato comportamento ci sia sempre una determinata conseguenza significherebbe semplificare l’essere umano. È fondamentale sempre tener conto della storia e della persona in sé. Occorre fare un’ulteriore differenziazione: quando è accaduto l’evento? Un bambino di 6 anni è differente da uno che ne avrà 12 perché la struttura fisica e psicologica è molto differente; insomma io metterei sempre il dipende.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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