I Frutti del COVID-19! A Molfetta nasce un comitato di quartiere

Home
/
Blog AffidoBlog Social Work
/
I Frutti del COVID-19! A Molfetta nasce un comitato di quartiere

Lavoro di comunità e pandemia. Aggregazione, prossimità e solidarietà. Servizio sociale e tessitura relazionale.

Il Comitato di quartiere di “Via Moravia” in Festa

Sabato 11 luglio, a Molfetta (Ba), si è svolta la festa di inaugurazione del Comitato di quartiere “Via Moravia”. Durante la serata, i più piccoli sono stati i protagonisti, esibendosi con una coreografia sulle note della canzone “Jerusalema” e stringendo in mano dei nastri colorati che formavano un sole, simbolo di vitalità, di calore ed entusiasmo.

All’evento sono intervenuti il sindaco della città, Tommaso Minervini e Don Pino, parroco della locale comunità. Atto importante della serata è stata la messa a dimora di un albero di carrubo, scelto tramite una votazione sul gruppo Facebook del Comitato, a cui si è voluto dare il nome “Morbello”, frutto della fusione tra via Moravia e via don Tonino Bello.

Il Comitato, composto da 13 persone che rappresentano i condomini di ogni palazzina di Via Moravia e Via Bello, nasce dall’esigenza di abitare spazi e luoghi della città in modo consapevole e condiviso. Rappresenta il risultato dell’aggregazione spontanea che durante il periodo di lockdown, grazie all’iniziativa di alcuni residenti, ha fatto sì che la gente del quartiere potesse sviluppare intense relazioni di condivisione per affrontare insieme la fase di emergenza.

Il Comitato intende collaborare con l’amministrazione comunale cercando un dialogo costante per trovare soluzioni partecipate che migliorino le condizioni di vita dei residenti e che permettano di salvaguardare e sostenere la bellezza, l’integrità, la pulizia e la vivibilità del quartiere, nel rispetto delle esigenze di ognuno.

«A tutti il compito di valorizzare, sostenere, accompagnare la crescita di quanto già c’è»

Oltre ogni distanziamento, più vicini che mai

Durante i mesi del lockdown sono state organizzate “dai balconi” varie iniziative. Due in particolare sono state caratterizzate da uno specifico fine solidale:

  • Una tombolata, avvenuta con la raccolta di beni di prima necessità offerti da ogni partecipante e successivamente distribuiti a varie associazioni del luogo che si occupavano di aiutare le famiglie più in difficoltà durante il Covid-19;
  • Una “cena in bianco” con il fine di incentivare la ristorazione locale, ordinando cibo da asporto e consumandolo “sui balconi”, decorati di bianco per la serata.

Ci si augura che il servizio sociale del Comune di Molfetta collabori con questo tipo di realtà, per promuovere lo sviluppo relazionale del contesto locale. È decisivo un impegno corale nella diffusione della prossimità tra le persone, tanto sul piano qualitativo che quantitativo. Solo un adeguato reticolo di relazioni informali, tra i residenti e anche tra i funzionari delle diverse istituzioni, può permettere il pieno sviluppo del contesto e promuovere buone sinergie.

Il Servizio Sociale nel lavoro di rete 

Per far fronte a questo il servizio sociale dovrà  attuare un adeguato e costante lavoro di comunità, che è il passo necessario da compiere per attivare un fecondo lavoro di tessitura relazionale. Attraverso un buon  lavoro di rete, gli Assistenti Sociali del territorio dovranno aiutare le persone a riconoscere e valorizzare le relazioni presenti nel contesto di vita e nell’ambiente di riferimento. 

Gli operatori sono dunque chiamati a porsi come “tessitori di relazioni” e ad impegnarsi nel “cucire” nodi ben saldi tra le persone che abitano e frequentano il quartiere, coinvolgendo tutti coloro che sono dotati di naturale propensione relazionale (i cd.Natural Aggregator)[1] e che possono contribuire ad attivare cammini importanti di reticolazione. Santinello e Vieno, psicologi di comunità dell’Università di Padova, ci ricordano che la relazione di vicinanza «non può essere né prescritta, né prodotta artificialmente (ma) può essere facilitata».[2] A tutti il compito di «valorizzare, sostenere, accompagnare la crescita di quanto già c’è».[3]


[1] Cf. Giordano Marco, Nuovi Cortili. Lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità. Indicazioni per il lavoro sociale, Edizioni Punto Famiglia, Angri (Sa), 2019, p. 326-328.

[2]Santinello Massimo, Vieno Alessio, Metodi di intervento in psicologia di comunità, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 165.

[3] Giordano Marco, Nuovi Cortili p. 89.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
Scrivi un Messaggio
Accetto la Privacy Policy
L'invio del tuo messaggio è andato a buon fine.

Siamo lieti che tu ci abbia scritto! A breve il messaggio sarà visionato dallo Staff del Centro Studi. Ti risponderemo quanto prima.

Cordiali saluti, la Tutor del Centro Studi, dr.ssa Carmela Carotenuto.
Oops! Qualcosa è andato storto!