Un danno invisibile: la violenza assistita

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Un danno invisibile: la violenza assistita

Violenza assistita, indiretta, passiva, invisibile. Vittime i minorenni. Contrasto: ampliare la conoscenza, formazione degli insegnanti.

Non una forma sola

Con il termine “violenza” si fa riferimento ad ogni forma di abuso di potere e controllo. Tuttavia, bisogna fare una differenza tra le diverse forme che la violenza può assumere. Distinguiamo, infatti, tra: violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica e violenza sessuale.

«La violenza assistita rappresenta la seconda forma di maltrattamento più diffusa»

‍Le diverse forme di violenza

La violenza fisica consiste in qualsiasi forma di aggressività e di maltrattamento di persone, contro il loro corpo e le cose che a loro appartengono. Consiste nel dare botte, pugni, schiaffi, calci, provocare bruciature con la sigaretta, sbattere la testa contro il muro. 

La violenza psicologica, invece, è più silenziosa ed è caratterizzata da comportamenti che mirano a ledere l’integrità e la dignità della vittima. Un esempio sono le umiliazione, le aggressioni verbali, le minacce. 

La violenza economica ha lo scopo di creare una dipendenza economica della vittima sottraendo, ad esempio, lo stipendio alla persona oppure rinfacciando spese sostenute o, ancora, appropriandosi dei beni della vittima. 

La violenza sessuale consiste nell’imporre alla vittima rapporti sessuali indesiderati. 

Definizione, numeri e conseguenze

Tra le diverse forme di violenza c’è un tipo di violenza “indiretta”, che non viene subita in prima persona, ma che comporta ugualmente conseguenze sul piano fisico, cognitivo e comportamentale.

Di questo tipo di violenza ne sono vittime soprattutto i minori. Secondo il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI) “per violenza assistita da minori in ambito familiare s’intende l'esperire da parte del bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo) indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti. Si include l'assistere a violenze di minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici.”

Dunque, la vittima è passiva e non per forza deve essere presente concretamente al momento dell’atto violento per essere considerata tale. Proprio ciò rende tale violenza, per quanto grave, invisibile. Sono, infatti, molti i bambini vittime di violenza assistita intrafamiliare. «Secondo quanto riportato dall’Indagine, sono 401.766 i/le minori presi/e in carico dai Servizi Sociali in Italia, 77.493 dei/delle quali sono vittime di maltrattamento. Mentre la forma di maltrattamento principale (40,7%) è rappresentata dalla patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura), la violenza assistita rappresenta la seconda forma di maltrattamento più diffusa (32,4%).»[1]

Tuttavia, sono poche le denunce sia perché il minore vittima non è consapevole della grave situazione in cui vive sia perché il familiare vittima di violenza fisica, psicologica, economica o sessuali, che nella maggior parte delle volte è la madre, minimizza la gravità della situazione spesso anche negandola pur di tenere la famiglia unita.

La famiglia, struttura primaria per la formazione dell’individuo, diventa il luogo in cui il/la bambino/a fa esperienza di episodi che comportano conseguenze a breve e lungo termine sia sul piano psicologico che comportamentale. Tra le conseguenze a breve termine vi è lo sviluppo di sentimenti quali rabbia, delusione, ansia, che fanno sì che la vittima diventi a sua volta persona violenza. I bambini che assistono ad episodi di violenza possono diventare adolescenti devianti, bulli, e possono presentare problemi scolastici, in quanto la violenza vissuta ha conseguenze anche a livello cognitivo. Invece, tra le più importanti conseguenze a lungo termine vi è la depressione, somatizzazione, dipendenze, disturbi alimentari…

Come contrastare tale fenomeno?

Come già detto, pur trattandosi di un fenomeno molto importante e diffuso, la violenza assistita non è molto conosciuta. Sarebbe utile, innanzitutto, ampliare la conoscenza di tale forma di violenza.

In particolar modo, sarebbe di grande aiuto formare rispetto a questo tema gli insegnanti, i quali quotidianamente vivono i bambini, in modo tale che essi possano riconoscere segnali di sofferenza e prevenire effetti dannosi segnalando il caso alle istituzioni. 




Note:

[1] Centro Veneto Progetti Donna, https://www.centrodonnapadova.it/news/589-seconda-indagine-sul-maltrattamento-di-minori-in-italia-violenza-assistita-seconda-forma-di-maltrattamento-piu-diffusa.html


Articoli di

Raffaella Galante

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