La mensa di Suor Luigina

Una mensa speciale

Nella mia città, in periferia, esiste un luogo storico: per gli operatori sociali è la mensa sociale del Comune di Asti. Per chi la frequenta è semplicemente la mensa di Suor Luigina. Un luogo dove chi ha difficoltà può consumare un pasto caldo, puoi ricaricare il cellulare, trovare degli indumenti puliti non sempre della propria taglia ma va bene lo stesso.

«La mensa non è solo un servizio essenziale ma molto altro»

L’accesso è concesso ai residenti e muniti di cartolina autorizzata dal Comune, ma alla fine un pasto caldo non lo si nega a nessuno purché non diventi consuetudine. In mensa si recano a mangiare circa 60 persone al giorno, ognuno con la propria storia, con i propri vissuti, di età varia dai 18 agli 80 anni e di nazionalità diverse. La mensa apre alle 11 e chiude alle 12, fuori dall’ingresso sono posizionate delle panchine dove sedersi e parlare di qualunque argomento.

Suor Luigina, una splendida donna di origini venete di 79 anni, fa rispettare le regole soprattutto adesso in situazione di pandemia: si entra dopo aver rilevato la temperatura, igienizzato le mani ed il cellulare deve essere tenuto in tasca non sul tavolo.

La mia esperienza

Ogni volta che vado in mensa come operatore sociale rimango affascinata da questo luogo e dalle persone con cui entro in contatto. Dopo tanti anni conosco i frequentatori abituali per nome e cognome e viceversa, superata la diffidenza iniziale mi raccontano le loro storie e quello che capita loro. La maggior parte è in carico al servizio sociale e spesso rappresento il tramite tra loro e la loro assistente sociale di riferimento.

In quel luogo mi sto formando come operatore sociale, come cittadino e come essere umano. La mensa non è solo un servizio essenziale ma molto altro.