Una nuova Commissione d'indagine sull’affido? Rafforziamo il sistema di tutela

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Una nuova Commissione d'indagine sull’affido? Rafforziamo il sistema di tutela

Azioni correttive per migliorare il sistema. Risorse umane, controlli periodici ed equipe specializzata. Assistenti sociali oggi, solitudine e senso di responsabilità.

Un’indagine di troppo

Una nuova indagine… diventa difficile concordare sulle motivazioni. Di indagini parlamentari ne sono state fatte parecchie e recentemente. Esistono inoltre i report di monitoraggio della convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che dedicano un capitolo intero alla situazione della tutela e delle realtà di accoglienza in Italia. Report scritto e sottoscritto da oltre cento organizzazioni che si aggiunge al rapporto che il Governo italiano deve a sua volta scrivere per il Comitato ONU.

«Spostiamo una nuova indagine nel 2026 e intanto rafforziamo questo sistema di tutela» 

Utile o inutile?

Gli esiti di queste indagini e di questi report li abbiamo tutti e anche le indicazioni di cosa è necessario fare per migliorare il sistema di tutela. È faticoso quindi capire perché un'altra indagine si renda necessaria. 

Ciò che serve al sistema è mettere in atto le azioni correttive più volte richieste dalle stesse organizzazioni che si occupano di accoglienza etero-familiare. 

Di cosa si occupano le azioni correttive?

Le misure di cui occorre occuparsi sono:

  • dotare le Procure della Repubblica delle risorse umane e materiali necessari per effettuare semestrali controlli su tutti i minorenni accolti, sulla necessità e appropriatezza del collocamento;
  • effettuare controlli periodici sulla necessità e l'appropriatezza anche delle accoglienze in famiglia affidataria con modalità consone alla tipologia di accoglienza;
  • dotare i servizi sociali di équipe specialistica multidisciplinare competente sulla tutela che abbia risorse umane e materiali necessari a svolgere un adeguato Gatekeeping ogni volta che si ravvisa una situazione di possibile pregiudizio per un minorenne. Che sappia cioè valutare se vi è la necessità di un collocamento eterofamiliare e quindi di un allontanamento dal contesto di origine e che in caso ciò sia necessario possa vagliare una serie di opzioni per l'inserimento nel miglior contesto possibile per quel bambino o ragazzo in quel momento della sua vita.
  • che in ogni servizio sociale vi sia un'equipe specializzata nel lavoro con le famiglie di prevenzione e di recupero delle competenze genitoriali. 

Realtà e bisogno

Questi sono alcuni esempi ma ciò di cui abbiamo davvero bisogno è di intervenire su un sistema che “tiene”, ma che ha bisogno di essere sostenuto concretamente e quindi anche di essere costantemente controllato. 

In molti territori abbiamo assistenti sociali che lavorano in solitudine, che non possono ipotizzare collocamenti perché gli enti locali non hanno fondi, che devono scegliere la realtà che costa meno e non quella più appropriata. Abbiamo realtà di accoglienza che vanno avanti per senso di responsabilità perché i fondi dagli enti locali arrivano in ritardo e le persone accolte hanno bisogni che vanno invece soddisfatti ogni giorno.

Spostiamo una nuova indagine nel 2026 e intanto rafforziamo questo sistema di tutela.


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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