L’affidamento familiare: il punto di vista degli affidatari. Parte II

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L’affidamento familiare: il punto di vista degli affidatari. Parte II

Famiglia, scuola e continuità affettiva dei minori affidati: tutto quello che c’è da sapere in merito ad un istituto ancora troppo poco conosciuto.

 A cura di Maria Ilenia De Meis, dottoressa in Servizio Sociale.

 

Come supportare le famiglie affidatarie?

Non è facile. È necessaria non solo un’adeguata preparazione, valutazione degli affidatari ma anche il sostegno costante da parte dei Servizi. Gli affidatari, infatti, devono poter contare sia sul loro supporto – individuale – con incontri periodici o con contatti più frequenti in caso di necessità; sia sulla verifica periodica dell’evoluzione del progetto di affido (i Servizi Sociali devono, in base alla normativa vigente, riferire in merito ai giudici minorili); sia sul sostegno attraverso la partecipazione a gruppi di affidatari, per supportare i momenti di solitudine che essi possono vivere.

È decisamente importante avere la possibilità di incontrarsi, in gruppo, insieme con gli operatori, per capire che le difficoltà sono comuni anche ad altri, per aiutare a scoprire le energie e le risorse latenti in ciascuno, per capire i conflitti che l'affidamento può creare nella famiglia affidataria e nei rapporti con i loro parenti, per impostare o reimpostare quelli con i familiari del bambino, per arrivare gradualmente a gestire positivamente le difficoltà e così via.

Tutto ciò è possibile se vi è la costruzione di percorsi di affido solidi e articolati, in cui è presente una reale integrazione di tutti gli attori sociali coinvolti (dei Servizi Sociali e sanitari, dell’Autorità Giudiziaria e, ove presenti, delle associazioni alle quali gli affidatari si rivolgono).

 <<Se l'affidamento funziona e dura nel tempo, si arriva ad amare gli affidati come figli>>

 

Incontro “Scuola – Famiglia”

Una parte significativa delle energie degli affidatari viene investita nella scuola, che si è mostrata più volte impreparata nell'affrontare realtà nuove. I bambini affidati hanno sovente difficoltà di apprendimento o di comportamento, in quanto i loro pensieri sono concentrati prevalentemente sui problemi che hanno e non esiste, o c'è poco spazio, per le conoscenze che si chiede loro di acquisire: i contenuti scolastici non interessano o restano lontani dalla loro realtà.

All'interno della classe, nei rapporti con i compagni e con gli insegnanti, si possono trovare in una condizione di estraneità: l'affidamento è un intervento ancora poco conosciuto, spesso confuso con l'adozione; il bambino non sa cosa dire ai suoi coetanei, come e quando raccontare della sua storia. Una realtà troppo diversa, che il bambino non sa o non può comunicare, lo porta ad assumere atteggiamenti aggressivi, a rinchiudersi in se stesso, a costruire con la sua fantasia la situazione che più gli piace. Solo se queste realtà venissero meglio conosciute, e quindi accettate da insegnati e allievi, l'inserimento scolastico dei bambini affidati sarebbe meno problematico.

È importante, dunque, operare sia a livello istituzionale che a livello di gruppi e associazioni di volontariato al fine di promuovere questo cambiamento e creare uno spazio all’interno del contesto scolastico per lo sviluppo della cultura dell’affido2.

Un bambino può crescere con due famiglie?

Al contrario di come tutt’oggi sostengono alcuni Giudici e operatori – ovvero che gli affidatari devono mantenere un "distacco emotivo" nei confronti del bambino affidato – l'affido presuppone un vero e profondo coinvolgimento affettivo: se l'affidamento funziona e dura nel tempo, si arriva ad amare gli affidati come figli. Al contempo, bisogna ricordare che i suoi genitori esistono. Non bisogna cadere nella tentazione, a volte giustificata dalle richieste del bambino stesso, di assumere il ruolo di mamma e papà a tutti gli effetti.

Bisogna imparare a coesistere con i genitori d'origine nella mente e nel cuore del bambino accolto. Chi può dire che a un bambino può far male essere amato da più persone? Ciò che può far male, invece, è l’esistenza di competizione e rivalità tra le persone che lo amano; se, di fatto, lo si mette di fronte a una scelta del tipo “o loro, o noi”.  

Come si concludono gli affidamenti?

Sulle possibili conclusioni dell'affido è necessaria una precisazione, forse ovvia: un affidamento non può essere giudicato riuscito o meno in base alla durata o al rientro del bambino nella sua famiglia d'origine. Un buon affidamento è tale se risponde alle reali esigenze del bambino e della sua famiglia, quando lo aiuta a mantenere – e se possibile rinforzare – il legame con essa, fondamentale per la sua crescita. Ciò che maggiormente preoccupa gli affidatari non è tanto il distacco quanto la possibilità di un rientro "forzato" che si può verificare quando viene deciso da magistrati che non conoscono a sufficienza la situazione complessiva, che non programmano un reinserimento graduale e psicologicamente non traumatico.

Ci sono poi casi in cui il genitore, essendo solo, non ce la fa ad occuparsi adeguatamente dei figli, anche se i legami affettivi sono considerati importanti. A queste condizioni gli affidamenti possono prolungarsi per anni, ma non devono essere confusi con le adozioni: sono situazioni che vanno periodicamente monitorate e verificate. Il mero criterio temporale non può essere assunto come parametro per decidere i rientri dei bambini.

Sulla durata degli affidamenti vorrei fare alcune considerazioni, derivanti anche dalle nostre esperienze. E’ necessario distinguere fra la prevedibile durata dell’affidamento, che presuppone una valutazione tempestiva e realistica della situazione familiare e dei possibili sviluppi della stessa nell’ambito del progetto di affidamento, e la periodica revisione dell’andamento dell’affido da parte del Tribunale stesso, sulla base della relazione semestrale del Servizio Sociale referente e dell’audizione-ascolto degli stessi, nonché degli affidatari, della famiglia di origine e del minore come previsto dalla Legge n° 184/1983 e SMI. L’affidamento, pertanto, non cessa automaticamente alla scadenza del termine indicato nel provvedimento, poiché la Legge richiede un’apposita decisione al riguardo, fondata sulla valutazione dell’interesse preminente del minore.

Del resto, la durata dell’affidamento, prevista sin dall’inizio o nelle successive proroghe, è determinata sulla base di una prognosi, cioè di una valutazione per il futuro circa il tempo occorrente per portare a termine utilmente il programma di assistenza alla famiglia di origine.

Continuità affettiva dei minori affidati

L’Anfaa, insieme alle altre Associazioni operanti per il riconoscimento dei diritti e la tutela dei minori, si è a lungo impegnata per arrivare all’approvazione della Legge n° 173/2015 con cui è stato finalmente affermato - a chiare lettere - il diritto alla continuità degli affetti del minore affidato, ancora oggi talvolta disatteso dalle Istituzioni preposte. La norma non si limita a prevedere la possibilità che un minore affidato, se dichiarato adottabile, possa - a tutela del suo prioritario interesse - essere adottato dagli affidatari, ma sottolinea anche la necessità di assicurare “la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l’affidamento” con gli affidatari, anche quando egli “fa ritorno nella famiglia di origine o sia dato in affidamento ad un’altra famiglia o sia adottato da altra famiglia”. 

Inoltre, viene valorizzato il ruolo degli affidatari in tutti i procedimenti civili in materia di responsabilità genitoriale, di affidamento e di adottabilità relativi al minore da loro accolto, prevedendo la facoltà per gli stessi di presentare memorie scritte nell'interesse del bambino e introducendo l’obbligo – a pena la nullità del provvedimento (e non più la facoltà) – per i giudici minorili di convocare gli affidatari prima di decidere sul futuro dei minori. Purtroppo, a distanza di quasi sette anni dalla sua approvazione, c’è ancora molto da fare per l’effettiva attuazione di questo fondamentale diritto, restando ancora uno dei fronti di intervento dell’Anfaa.

 

 

Note:

2 Per un approfondimento, rimandiamo al recente libro edito dal gruppo scuola Anfaa, intitolato: “La scuola di tutti. Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e delle alunne fuori dalla famiglia di origine” (scaricabile gratuitamente in: http://www.anfaa.it/libro/ );

3 Per un approfondimento sugli affidamenti di lunga durata rimando al documento specifico elaborato dal Tavolo Nazione Affido, consultabile al seguente link: https://www.tavolonazionaleaffido.it/wp-content/uploads/2017/06/Riflessioni-sugli-Affidamenti-familiari-di-lunga-durata-gennaio-2017.pdf.

 

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